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Lacrime nella Pioggia

Regia di Maurizio Giannini

con:
Maurizio Giannini (Lui)
Catherine Keener (Lei)

 

Per una più facile comprensione di questo film corre l'obbligo di spiegare a grandi linee la struttura narrativa e scenografica che si intende mostrare. In particolar modo la struttura narrativa che contempla contemporaneamente il presente ed il passato. Il protagonista si trova con la ragazza e lo spettatore viene reso partecipe del suo pensiero narrante mentre di volta in volta le scene pensate dal ragazzo si portano in primo piano sullo schermo lasciando comunque sempre visibile in secondo piano l'immagine presente dei due ragazzi che camminano. In questo modo il tempo delle azioni passate (che appaiono in primo piano) raggiunge quello della scena presente (che è sempre presente in secondo piano e che, anche se non più specificato, è sempre girata in esterno) prima del finale del film che viene così visto al presente.
(Il Produttore)

BUONA VISIONE

Esterno - Strada Piovosa

Due ragazzi camminano lungo la strada, sotto una pioggia battente, stretti sotto lo stesso ombrello. I titoli di testa appaiono uno dopo l'altro mentre i due si avvicinano alla telecamera che finisce per inquadrare prevalentemente il ragazzo. 

Pensiero di Lui: Sono stanco. Continua a seguirmi trascinandosi nella pioggia, è per me solo un peso, una zavorra.

Interno - Café

L'immagine di un animato café prende forma in primo piano sullo schermo. L'immagine dei due ragazzi che camminano rimane comunque visibile in secondo piano e lo sarà sempre per tutto il film. Nel café una decina di tavoli, tutti con persone sedute che parlano rumorosamente. La camera si sofferma su una coppia. Sono i due ragazzi che camminano per strada. 

Pensiero di Lui: Pochi minuti fa, seduti al café, le ho comunicato che ho deciso di troncare la nostra relazione. Per la prima volta in vita mia pongo fine ad una relazione! Un sogno che coltivavo già da tanto tempo è diventato realtà. Solo per questo motivo mi ero innamorato di lei, o meglio, avevo finto di esserlo; solo per questo motivo l'avevo circuita, come se fosse questione di vita o di morte. E solo per questo motivo, quando mi si è presentata l'occasione di andare a letto con lei, avevo accettato con entusiasmo. Ogni particolare del piano che avevo predisposto è stato eseguito sin nei minimi dettagli. Le mie labbra dovevano solo pronunciare l'agognata frase preparata da tempo immemorabile, e volevo che la enunciassero con l'autorità che ci si aspetterebbe da un editto imperiale.

L' immagine è fissa al tavolo dei ragazzi. Lei guarda fuori attraverso il vetro. Lui si irrigidisce prendendo una posizione decisa.

Lui: È venuto il momento di lasciarci!

Esterno - Vista del Café dalla strada

La camera adesso inquadra la vetrata del caffè da fuori. La pioggia è incessante ed il rumore del suo scrosciare è continuo. Vediamo i due ragazzi all'interno. Lui guarda lei che continua a guardare verso l'esterno. L' immagine stringe verso la vetrata.

Pensiero di Lui: Che parole tremende! Il semplice suono poteva squarciare il cielo. Parole che si scagliavano nei cieli come frecce lanciate da un arco. Parole così eroiche, così gloriose che solo il più umano tra gli esseri umani, il più virile tra gli uomini poteva proferire. Certo, provo ancora rimpianto per essere stato costretto a pronunciare la frase con tale deplorevole mancanza di chiarezza, in un rantolo da asmatico catarroso che nemmeno un sorso di soda succhiato in precedenza con una cannuccia era servito ad evitare. Per un lungo momento ho temuto che le parole che così nobilmente avevo pronunciato non fossero state udite. Sarei morto piuttosto che sentirmi domandare che cosa avevo detto ed essere costretto a ripeterlo. Dopo tutto, se una gallina che per anni sogna di deporre un uovo d'oro, lo trova rotto prima che qualcuno lo veda, ne deporrebbe forse subito un altro? Ma avevo avuto fortuna, lei aveva udito e non sono stato costretto a ripetere la frase. Avevo superato il passo e mi ero spinto oltre le montagne che avevo scrutato a lungo in lontananza.

La camera adesso è ferma ad inquadrare la coppia attraverso il vetro.

Pensiero di Lui: Il tavolo al quale eravamo seduti era vicino alla vetrata e le gocce della pioggia continuavano a colpire il vetro per poi scendere lentamente verso il basso. La musica,le voci degli altri clienti, il rumore dei piatti, il colpo secco del registratore di cassa si assommavano tra loro, si sovrapponevano e si mischiavano, per poi rimbalzare smorzati sui viscidi vetri appannati e creare un'unica stordente confusione.

Sullo schermo vediamo l'immagine in primo piano del vetro appannato e rigato dalla pioggia. La telecamera entra "attraverso" il vetro e i suoni, la musica, le voci delle persone presenti prendono forma. La telecamera compie un giro di 180° intorno al tavolo dei due ragazzi per inquadrare l'immagine del viso della ragazza riflesso nel vetro.

Pensiero di Lui: Ha continuato a guardare il vetro seguendo con lo sguardo le gocce che scendevano ma vedevo riflesso il suo viso. Non appena le mie parole si sono aperte un varco nel baccano generale e sono giunte alle sue orecchie i suoi occhi si sono fatti più grandi, sgranati, che sembravano voler schizzare via dal viso magro dai tratti sfuggenti, si sono spalancati sempre di più al punto da sembrare non tanto occhi, ma voragini provocate da una catastrofe, una catastrofe irreparabile. E da quegli occhi, tutto d'un tratto erano pronte a sgorgare le lacrime. Stava per mettersi a piangere ad arte, sarebbe scoppiata in grida strazianti: questo era tutto ciò che avevo programmato, cercato di ottenere ed infine stavo per ottenere, una splendida impresa, anche se innegabilmente un po' meccanica. Proprio per essere testimone di questa scena avevo fatto l'amore con lei. Allora perché ho cominciato a sentirmi a disagio? A preoccuparmi della gente intorno? Lei stava seduta con la schiena ritta indossando ancora il suo impermeabile chiaro, dal quale spuntava il colletto della blusa rossa. Sembrava come irrigidita in quella posizione, lo sguardo fisso davanti a sé, continuava a seguire le gocce di pioggia che scorrevano mentre le sue mani stringevano con forza il bordo del tavolino. Poi il suo respiro, intrappolato in gola. Ed ancora le labbra, che con caparbietà rifiutava di dipingersi, erano immobili e pronte ad arricciarsi per il pianto liberatorio. Ad un tratto si è alzata.

Sulle ultime parole del ragazzo il campo allarga e vediamo la ragazza alzarsi.

Lei: Scusami solo un momento.

La telecamera segue la ragazza che si avvia verso i servizi. 

Pensiero di Lui: Così dicendo si è incamminata velocemente verso la toilette.

Ora l' inquadratura stacca su una pozza d'acqua sul pavimento per allargare lentamente fino a mostrare il ragazzo seduto al tavolo.

Pensiero di Lui: Lasciato solo, il mio sguardo cadde sul puntale dell'ombrello che avevo appoggiato contro la sedia. Le gocce di pioggia, colando sul pavimento, avevano formato una piccola pozza nerastra. Anche le sue lacrime avrebbero fatto altrettanto? Improvvisamente il disagio era aumentato e, quando la ho vista tornare con gli occhi arrossati ho preso l'ombrello e lo scontrino che il cameriere aveva lasciato sul tavolo quando avevo pagato il conto e, senza dire nulla mi sono alzato alzato in piedi e sono uscito dal locale.

Seguiamo il ragazzo uscire dal locale passando tra i tavoli mentre la ragazza va verso il loro tavolo e prende la borsetta.

Esterno - Strada Piovosa

La ragazza si affretta a raggiungere il ragazzo che già ha attraversato la strada. 

Pensiero di Lui: È da stamattina che cade una pioggia fitta e senza tregua così ho aperto l'ombrello e lei, che ne era sprovvista, ne ha approfittato per ripararsi al mio fianco. Sono stato costretto ad offrirle riparo. Quel gesto mi rammentava il modo in cui le coppie più anziane, a puro beneficio del mondo esterno, continuano a fingere affetto anche quando non provano più nulla. Ecco, anche io ero vittima di quella consuetudine: riparare sotto l'ombrello una ragazza con la quale avevo appena rotto era un gesto rivolto agli altri. Significava avere una visione convenzionale delle cose. Sì: un comportamento convenzionale anche quando prendeva forme così sottili. Intanto, nonostante cercasse di trattenere le lacrime, alcune avevano cominciato a scenderle lungo le guance. Camminando lungo il marciapiede, in direzione del parco delle fontane, il mio unico pensiero era di trovare un posto dove scaricare questa piagnona che mi si è appiccicata addosso. "Chissà se le fontane funzionano anche quando piove". Chissà per quale motivo mi erano venute in mente le fontane. Poi, fatto qualche passo scoprì la natura beffarda di quell'associazione.

La camera segue i due ragazzi che camminano sotto la pioggia coperti a malapena da un solo ombrello. Lei è stretta a lui che si trova al riparo dalla pioggia meglio di quanto lo sia lei. 

Pensiero di Lui: Il suo impermeabile inzuppato d'acqua che mi sfiorava nell'angusto spazio sotto l'ombrello mi dava la sensazione che fosse stato confezionato con la pelle di un rettile. Tuttavia, sopportavo quel contatto costringendomi a seguire con la mente fino in fondo il mio pensiero. "Sì, le fontane sotto la pioggia. Metterò a confronto l'acqua delle fontane con le sue lacrime!". Tanto per cominciare, la fontana riutilizza all'infinito sempre la stessa acqua, quindi lei, le cui lacrime scorrevano e si disperdevano, difficilmente avrebbe retto il confronto. Un essere umano non poteva tenere testa a una fontana; quasi sicuramente avrebbe ceduto e smesso di piangere. Allora avrei trovato il modo di liberarmi di questo fardello. Ma le fontane avrebbe continuato a funzionare come sempre sotto la pioggia?. Continuavo a camminare in silenzio, lei era sempre al mio fianco, piangendo, sotto lo stesso ombrello, con l'ostinazione di un cane. In questo modo, se da una parte scrollarsela di dosso era un'impresa ardua, dall'altra trascinarsela dietro fino al luogo desiderato era cosa facile. Un po' per la pioggia, un po' per le lacrime, mi sentivo come uno straccio zuppo d'acqua. Lei con i suoi stivaletti non aveva problemi ma io, con le scarpe da ginnastica, avevo l'impressione che le calze fossero spesse alghe marine avvolte intorno ai piedi. Il marciapiede era deserto.

L' immagine lascia che i ragazzi passino oltre la visione dello spettatore per poi seguirli di spalle ed inquadrarli mentre si accingono ad attraversare la strada. Sullo sfondo si intravedono le cime di molti alberi. L' immagine seguirà la descrizione del paesaggio fornito dal ragazzo.

Pensiero di Lui: Attraversato il passaggio pedonale ci siamo incamminati in direzione del ponte. Giunti all'imbocco del ponte con i parapetti in legno ed i suoi pomelli di forma antiquata, abbiamo visto un cigno che nuotava nel fossato sotto la pioggia. Alla nostra destra, sulla sponda opposta, dietro i vetri schizzati d'acqua, si intravedevano le sedie rosse e le tovaglie bianche della sala da pranzo di un hotel. Abbiamo attraversato il ponte. Superati gli alti bastioni di pietra, e siamo sbucati nel giardino delle fontane. Lei in silenzio continuava a piangere e le sue guance erano rigate dalle lacrime. Proprio all'ingresso del giardino si trovava un grande chiosco, le panche sotto la tettoia erano poco riparate dalla pioggia, per cui mi sono seduto con l'ombrello aperto.

Vediamo i due ragazzi seduti, uno fianco all'altro

Pensiero di Lui: Lei ha preso posto accanto a me, mettendosi in modo da lasciar scorgere soltanto una spalla dell'impermeabile bianco ed i capelli bagnati. Le gocce di pioggia, respinte dal balsamo che le ungeva i capelli, cadevano giù come una sottile rugiada bianca. Ancora in preda al pianto, con gli occhi sgranati, mi sembrava sprofondata in una specie di coma; sentivo l'impulso di tirarle i capelli per ridestarla. Piangeva senza interruzione. Capivo chiaramente che aspettava una parola da me, ma non me ne lasciai sfuggire nemmeno una. Dopo quell'unica frase gravida di conseguenze ero rimasto in silenzio.

La telecamera arretrando e con un giro di 90°  mostra in lontananza il getto d'acqua di una fontana. Mentre il ragazzo descrive l' immagine si avvicina alle fontane seguendo la descrizione e mostrandoci quello che vede il ragazzo.

Pensiero di Lui: Benché le fontane, non molto distanti, lanciassero senza risparmio alte colonne d'acqua, lei non pareva interessata. Da quella posizione le tre fontane, una grande e due piccole, risultavano allineate una dietro l'altra, e il rumore dell'acqua giungeva debole e remoto, attutito com'era dalla pioggia; addirittura, a causa di questa, gli spruzzi d'acqua non erano visibili a quella distanza, e i getti, che si spezzavano e prendevano direzioni differenti, avevano contorni ben delineati e somigliavano a tubi di vetro ricurvi. Il prato ai lati delle fontane e la siepe ornamentale erano di un verde reso brillante dalla pioggia. Al di là del giardino però, un incessante andirivieni di bus dai tetti rossi, bianchi, gialli e di camion con i teloni protettivi impregnati d'acqua. Il rosso del semaforo all'incrocio era perfettamente visibile, ma nel momento in cui scattava il verde, più in basso, la luce spariva avvolta nella nube di spruzzi creata dall'acqua della fontana. Quel restare seduto immobile e muto mi riempì di un'inspiegabile rabbia, e la rabbia mi fece svanire il divertimento per la scherzosa associazione di poc'anzi. Non sapevo dire che cosa mi irritasse. Solo qualche istante prima avevo provato un senso di euforica onnipotenza, la cui origine mi era oscura, ora invece ero preso di colpo dall'insoddisfazione. Ma la causa della mia frustrazione non derivava dall'incapacità di controllare il pianto di lei o, perlomeno, non era tutto lì. Se solo volessi, di lei potrei facilmente liberarmi, mi dissi. Potrei condurla piano piano ad una fontana e poi spingerla dentro, così il caso sarebbe risolto. Il pensiero mi restituì la mia primitiva euforia. No, il vero cruccio era la mia totale impotenza di fronte alla pioggia, alle lacrime, al cielo plumbeo che come un muro si ergeva davanti a me. Mi sentivo circondato, schiacciato e la mia libertà finiva per sembrarmi una sorta di straccio bagnato. Ero furente e desideroso di ferire. Non mi sarei dato pace finché non avessi visto lei del tutto fradicia di pioggia con gli occhi puntati verso le fontane. Mi alzai di scatto e, senza neppure guardarmi indietro, mi misi a correre sul sentiero di ghiaia che girava intorno alle fontane, appena poco più sopra del marciapiede; giunsi infine al punto dal quale potevo verificare con i miei occhi la disposizione in linea orizzontale delle tre fontane. Poi mi arrestai di colpo. Lei venne verso di me, correndo sotto la pioggia. Si fermò appena in tempo per non scontrarsi con me e si aggrappò saldamente all'ombrello. Il viso bagnato di lacrime era pallido.

Sullo schermo non appena la ragazza raggiunge il ragazzo l'inquadratura stacca sul primo piano di lei. 

Lei: Dove stai andando?

Pensiero di Lui: Non mi sentivo in dovere di darle una risposta, tuttavia le dissi concitato:

Inquadratura con il primo piano di Lui. 

Lui: Guarda le fontane! Guardale! Puoi piangere quanto vuoi, ma non riuscirai mai ad eguagliarle!

Pensiero di Lui: Poi inclinai l'ombrello e, liberati dal bisogno di tenerci gli occhi addosso, rimanemmo a fissare per qualche minuto la fontane centrale, la più grande, che in un certo senso dava l'impressione di essere un capo circondato dai suoi attendenti. Nel continuo turbinio dei getti e delle vasche attorno, le strie di pioggia che cadevano nell'acqua erano quasi invisibili. Paradossalmente l'unico rumore che giungeva intermittente alle nostre orecchie era quello del traffico lontano. Il fruscio delle fontane qui vicino si fondeva così intimamente con l'ambiente circostante che per quanti sforzi facessi per udirlo, sembrava di essere avvolti in un silenzio perfetto. L'acqua scaturiva con varia intensità e ricadeva nella vasca poco profonda di granito nero dopo che il suo getto più lungo aveva ricoperto d'acquerugiola il bordo della vasca stessa. Sei zampilli montavano la guardia intorno alla colonna principale che scaturiva con forza dal centro di ogni vasca e si espandevano nell'aria descrivendo ampi archi. Ad un occhio attento non sfuggiva che la colonna d'acqua non raggiungeva sempre la stessa altezza. Poiché non c'era un alito di vento, essa si levava indisturbata in verticale stagliandosi ad altezze variabili contro il cielo grigio e piovoso. Di tanto in tanto, senza che lo si potesse sospettare in anticipo, un getto veniva scagliato ad altezze sorprendenti, prima di disperdersi in minute goccioline e ricadere finalmente a terra. Ma ero poco attratto dalle tre grandi colonne d'acqua, mi interessavano più gli archi che si formavano in ogni direzione. In particolare mi affascinavano i getti della grande fontana centrale che proiettando in alto le loro bianche creste e mandandole poi oltre il bordo di marmo, si frantumavano infine sulla superficie della vasca. La vista di quell'instancabile fuga in tutte le direzioni rischiò di catturare la mia attenzione. Prima ancora che me ne rendessi conto, la mia mente, che fino a quel momento era con me in questo luogo,venne rapita dall'acqua, trascinata via nella sua corsa proiettata lontano... La stessa cosa mi accadde quando osservai la colonna d'acqua centrale. Di primo acchito, mi sembrò tersa e immobile come una scultura modellata nell'acqua. Ma ad un'osservazione più attenta, vi scorsi il movimento di uno spettro trasparente che dal fondo saliva verso la cima, scalando con furia la colonna per colmare in continuazione l'esile spazio cilindrico tra la base e la sommità, e che, spostandosi ad ogni istante da un posto all'altro creava un effetto di riempimento perpetuo. Il suo piano di arrivare alle altezze celesti veniva chiaramente vanificato, ma una forza indomita che sosteneva questo scacco incessante era encomiabile. Le fontane che volevo mostrarle avevano finito per affascinare me, che ora le contemplavo pieno di meraviglia. Levando ancora di più gli occhi incontrai il cielo, dal quale continuava a cadere una pioggia avvolgente. Qualche goccia mi finì sulle ciglia. Basse sopra la mia testa passavano le nuvole dense. La pioggia non accennava a diminuire d'intensità. L'intera scena era dominata dalla pioggia, la pioggia che cadeva sulla mia faccia era esattamente la stessa che cadeva sui tetti degli edifici dalle tegole rosse e degli hotel, in lontananza. Ebbi l'assoluta certezza che la mia faccia ed il rivestimento dei tetti fossero la stessa cosa, nient'altro che due superfici esposte ed arrendevoli all'impeto dell'acqua. Di colpo l'immagine della fontana, lì davanti ai miei occhi, svanì dalla mia mente. Poi anche le fontane nella pioggia mi parvero rappresentare null'altro che l'interminabile ripetersi di un processo insensato. Un attimo dopo dimenticai sia la scherzosa associazione sia la rabbia di poco prima, e la mia mente si fece più vuota. Vuota, tranne che per la pioggia... Presi a camminare senza una meta.

Il ragazzo si incammina lentamente.

(In questo preciso momento le due immagini che fino ad ora si erano alternate e sovrapposte vanno a coincidere ed anche il tempo passato raggiunge il presente).

La ragazza raggiunge il ragazzo portandosi al suo fianco e stringendo con la mano il manico dell'ombrello. Guarda il ragazzo asciugandosi il viso.

 Lei: Dove stai andando?               

Lui: Dove vado? Non credi che siano fatti miei? Te l'ho detto chiaramente poco fa.

Lei: Che cosa mi hai detto?

Lui: Come sarebbe a dire che cosa? Te l'ho detto appena un minuto fa, che faremmo meglio a lasciarci.

Lei: Davvero? Hai detto così? non ti ho sentito.

La telecamera inquadra in primo piano la ragazza il cui viso mostra stupore ma non paura. La sua voce è normale. Stacco in primo piano sul ragazzo che invece è come tramortito dallo stupore e che prende ad avanzare quasi barcollando. La sua bocca cerca di dire qualcosa ma fatica a parlare.

Lui: Ma...ma...ma allora... perché ti sei messa a piangere? Non ti capisco!

L'inquadratura torna sulla ragazza che è impassibile. Sorride.

Lei: Piangere? Io? Cosa te lo ha fatto pensare? Mi stavo semplicemente asciugando dal viso le gocce di pioggia, non erano certo lacrime.

Inquadratura fissa della coppia che si guarda. Entrambi stringono con una mano il manico dell'ombrello. Continua a piovere mentre sullo sfondo i getti delle fontane si alzano e ricadono dando l'impressione di frantumarsi sulla sommità dell'ombrello che ripara i ragazzi.  

Lui: Ma, quando sei uscita dal bagno avevi gli occhi rossi. Avevi pianto!

Lei: Mi sono semplicemente tolta le lenti a contatto, mi davano fastidio. C'era molto fumo in quel locale. Ma davvero avevi detto così? Che mi vuoi lasciare? Stai scherzando, vero?

Il ragazzo la guarda con gli occhi sbarrati, assenti. Sembra volerle urlare qualcosa. Sembra pronto a gridare. La bocca si apre lentamente, il naso tende ad arricciarsi.. ma nel momento di proferire parola ne esce un gigantesco starnuto.

Lui: Eeeettciù!....

Lei lo guarda con aria interrogativa ma visibilmente divertita.

Lui: Se non faccio attenzione, mi prenderò un raffreddore.

Partono i titoli di coda mentre i ragazzi si incamminano in direzione della telecamera fino a superarla lasciando ben in vista le fontane con i loro getti d'acqua. La telecamera stringe verso la fontana mentre l' immagine sullo schermo mostra le gocce che cadono anche sul vetro della telecamera fino a rendere completamente sfuocata la visione. 

Schermo nero.   

 

FINE

 

 

Al cinema dal 24.02.2001 al 16.03.2001
Re-release dal 27.10.2001 al 23.11.2001

Box Office

Incasso Sett.

Incasso Tot.

Pos.

03.03.2001

8.391.748

8.391.748

5
10.03.2001 12.978.133 21.369.880 5
17.03.2001 7.494.233 28.864.114 10
 

Costo Film

12.800.000  
 

Bilancio Finale

16.064.114  
02.11.2001 12.763.586 12.763.586 10
09.11.2001 10.300.459 23.064.045 11
16.11.2001 9.038.002 32.102.047 11
23.11.2001 11.324.956 43.427.003 12
 

Costo Re-release

13.280.000  
 

Bilancio Finale

46.211.117  

Multisala M.P.

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