MAGIA Production MAGIA Production crea l'impossibile ...i films in sala


CATACOMBS

A Danny DeVito Film

 

Introduzione - IMAX: Cos'è - Il Film - Il Cast - E.A. Poe: I Racconti del Terrore


 

MAGIA PRODUCTION PRESENTS

 

 

A Danny DeVito Film

 


 PREMESSA

 

ATTENZIONE…

Il protagonista di questo film è lo spettatore che vive l’avventura in prima persona e tutta la storia è vista secondo la soggettiva dello spettatore… ma nulla a che vedere con la soggettiva alla quale ci hanno “abituati” da alcune pellicole tradizionali (come ad esempio “Una Donna Nel Lago”).

Questo film, infatti, è stato girato con la tecnica IMAX della quale, se ancora non lo avete fatto, qui trovate una breve spiegazione.

Inoltre, come avete notato, all’ingresso del cinema è stato consegnato un mantello ad ogni spettatore; questo perché, grazie ad un nuovo sistema di aerazione collegato alle poltrone della sala (trattasi in questo caso un esperimento MAGIA Production), in alcuni momenti della visione è possibile percepire particolari odori e cambi di temperatura (per questo i mantelli) che consentono allo spettatore di “entrare” ancora di più nel film.

È l'inizio di una rivoluzione che ha avuto il suo culmine proprio con “CATACOMBS” seguito da "Matrix Revolution". Per la prima volta, infatti, il 5 novembre 2003 un film Hollywoodiano è stato proiettato nelle normali sale cinematografiche e contemporaneamente lanciato nei 230 teatri IMAX esistenti al mondo in 32 differenti nazioni.

“CATACOMBS”, presentato per la prima volta il 9 Ottobre 2003 in concorso al CISTERNA SUMMER FESTIVAL 2003, ha anticipato tutto ciò...

 


 

 

Sullo schermo nero appare la scritta blu

 

 

 

IMAX

 

 

 

Fino ad ora vi abbiamo permesso di camminare nello spazio e di esplorare gli abissi marini, di intraprendere un viaggio verso il centro del vostro cervello e di raggiungere il Polo Nord e la vetta dell’Everest…

 

Ora state per vivere un’esperienza indimenticabile sullo schermo gigante del nostro cinema IMAX…

 

State per essere i protagonisti di un vero film…

 

Preparatevi a visitare le…

 

 

 

 

MAGIA Production presents a Danny DeVito film

 

 

 

CATACOMBS

 

 

 

 

starring Danny DeVito

 

written by E.A. Poe & Maurizio Giannini

 

produced by MAGIA Production

 

music by Antonio Vivaldi

 

directed by Danny DeVito

 

 

 

 

Sullo schermo appare l’interno di una carrozza.

 

Dall’esterno si ode il rumore degli zoccoli dei cavalli.

 

Un forte vento piega gli alberi che vediamo scorrere ai nostri lati.

 

Il calpestio dei cavalli rallenta.

 

Qualche secondo ed il rumore cessa.

 

La portiera sulla destra viene aperta.

 

(in sala l’impianto di aerazione colpisce dolcemente gli spettatori con aria fredda)

 

Scendiamo la scaletta e quando tocchiamo terra il furioso impeto del vento sembra volerci strappare dal suolo.

 

 

VFC

È una terribile notte d’uragano ma solennemente bella, unica nel terrore della sua bellezza.

 

 

Davanti a noi vediamo il portone d’ingresso di un castello.

 

Il vento cambia continuamente direzione e sopra di noi le nuvole sono di una densità eccezionale, così basse che sembrano schiacciare i bastioni del castello. Sembrano quasi avere vita propria e danno l’impressione di accorrere da ogni parte dell’orizzonte fin sopra il castello, ammassandosi l’una addosso all’altra. La parte inferiore di queste immense nubi, così come tutto negli immediati dintorni, appare di un sovrannaturale chiarore che avvolge completamente il castello.

 

Il castello è uno di quegli edifici che posseggono un misto di grandezza e di tetraggine che per secoli e secoli hanno torreggiato sugli Appennini.

 

Al nostro avvicinarsi il portone d’ingresso si apre senza bisogno di bussare.

 

Dall’interno giunge una musica di violini ed orchestra.

 

Una figura vestita con un costume carnevalesco ci invita ad entrare.

 

 

FIGURA 1

Ben arrivato signore.

 

 

Entriamo attraverso il portone lasciando la figura mascherata alla nostra sinistra.

 

(in sala l’impianto di aerazione torna ad espellere una piacevole arietta tiepida)

 

Un’atmosfera di festa ci accoglie all’interno del castello. Tutto lascia intendere che sia in corso una festa mascherata.

 

Alle nostre spalle sentiamo il portone richiudesi.

 

La figura mascherata che ha aperto la porta ci affianca con in mano un candelabro e ci invita a seguirla.

 

 

FIGURA 1

Il conte Usher la sta aspettando.

 

 

Seguiamo la figura che si avvia sulla nostra sinistra ed entra attraverso un arco gotico in uno stretto e buio corridoio.

 

Lungo il corridoio il candelabro illumina fiocamente lungo la via alcuni arazzi alle pareti, il pavimento colore ebano, gli intarsi del soffitto e di tanto in tanto alcune lucenti armature appaiono riflettendo la luce delle candele.

 

La musica si fa sempre più forte e chiara.

 

Alla fine del corridoio la figura mascherata apre una pesante porta in legno e ci invita ad entrare.

 

Ci troviamo in una stanza ampissima e dall’alto soffitto.

 

Entrando lasciamo dietro di noi la porta che sentiamo essere subito richiusa.

 

La stanza è lunga una ventina di metri e vediamo che sul fondo ha un alto passaggio di forma gotica simile a quello dalla quale siamo entrati ma senza la porta in legno. Diverse persone coperte dalle maschere più strane sono intente chi a parlare e chi a ballare seguendo le note della musica proveniente da un’orchestra.

 

Due pedane circolari in legno occupano i due angoli in fondo alla stanza.

 

L’orchestra occupa quella a sinistra mentre quella a destra è ricoperta di ogni tipo di foglie, fiori e frutta.

 

Tutto è immerso in una stranissima luce azzurra. Non vediamo lampade o candele, solo dai lati sinistro e destro della stanza, attraverso due altissime e stretta finestre gotiche, una luce penetra attraverso i vetri.

 

Al nostro ingresso un uomo basso e tozzo, anch’egli mascherato con un vestito da giullare con calze aderenti e scarpe rosse, in testa un cappello adorno di sonagli e guanti bianchi che gli coprono le mani, si alza dal sofà sul quale è sdraiato e ci viene incontro salutandoci con enfasi e vivacità esagerate.

 

 

CONTE RODERICK USHER

(Danny DeVito)

Mio caro, sono proprio felice che abbiate accettato il mio invito a questa festa.

Dopo essere venuto a conoscenza dell’infiammazione alla gola che vi impedisce di parlare temevo non sareste venuto…

 

 

CONTE RODERICK

(avvicinandosi e parlando sottovoce)

… ed io sono veramente ansioso di mostrarvi il ritratto del quale vi ho scritto nella lettera allegata all’invito.

Vedrete voi stesso come il vostro avo sia riuscito a fare un’opera assolutamente straordinaria.

 

 

Una coppia con il viso coperto da mascherine in seta rossa passa alla nostra destra salutando l’ospite che ricambia e torna a parlare normalmente.

 

.

CONTE RODERICK

Ma lasciate che vi faccia i miei complimenti per il bel vestito che avete scelto!

Sembrate proprio un perfetto mimo di corte…

 

CONTE RODERICK

(tornando a parlare sottovoce e con tono di complicità)

… e questo vi permette di non parlare con nessuno!

Siete veramente la persona più furba ed ingegnosa che abbia mai conosciuto, la vostra fama è decisamente meritata.

 

 

 

CONTE RODERICK

Ma voi siete qui per il ritratto e non voglio farvi fare inutili sforzi...

 

 

 

CONTE RODERICK

Vedete, ho comprato quel ritratto e sono stato tanto sciocco da pagarlo un prezzo altissimo senza prima consultarvi.

Non mi è stato possibile trovarvi, e io non volevo perdere un’occasione.

Il ritratto ha una storia così singolare…

 

 

 

CONTE RODERICK

Ma mi rimangono molti dubbi sulla sua autenticità.

 

 

 

CONTE RODERICK

E grazie a voi sono certo di poterli soddisfare.

 

 

 

CONTE RODERICK

Ho invitato alla festa anche Wilson. Anche di lui si dice abbia del senso critico.

Ma preferirei avere il vostro di parere, se è possibile.

 

 

 

CONTE RODERICK

(sottovoce e con tono di complicità)

Anche se ci sono degli idioti che presumono se ne intenda quanto voi io di lui non mi fido.

 

 

 

CONTE RODERICK

Vogliamo andare a vedere il ritratto?

 

 

Il conte si pone alla nostra sinistra e ci fa segno di seguirlo.

 

Si mette sul viso una maschera di porcellana bianca si incammina, al nostro fianco, verso il fondo della stanza.

 

Attraversiamo la stanza, tutta decorata in azzurro con le alte finestre gotiche luccicanti di celeste.

 

 

CONTE RODERICK

Ho curato di persona l’allestimento della festa.

 

 

Arrivati all’alto passaggio in fondo alla stanza entriamo in una seconda stanza, che non era visibile dalla precedente, alla quale è molto simile ma dalla quale differenzia per l’atmosfera.

 

Questa seconda stanza è interamente decorata in rosso porpora e piena di persone mascherate.

 

Come l’altra ha un alto passaggio in fondo e due altissime finestre con i vetri purpurei ai lati attraverso i quali penetra una strana luce rossa che invade la stanza.

 

 

CONTE RODERICK

(mostrando con la mano la stanza)

Questa è la seconda stanza, la stanza rossa.

Il ritratto si trova nella settima stanza, la stanza della torre, dove si dice sia stato dipinto.

 

 

Avanziamo attraverso le stanze a fianco del conte.

 

Le stanze sono così irregolarmente disposte che l’occhio non riesce a vederne più di una alla volta.

 

Ogni venti o trenta metri vi è una brusca svoltata e ad ogni svolta si ha uno spettacolo di effetto assolutamente nuovo.

 

A destra ed a sinistra, nel mezzo di ogni parete, un’alta e stretta finestra gotica si apre sopra un corridoio che segue le sinuosità dell’appartamento.

 

Ogni finestra ha i vetri colorati i cui colori variano da sala a sala per essere in armonia con le decorazioni delle singole stanze.

 

Arriviamo al passaggio in fondo alla stanza entriamo nella terza stanza.

 

Simile alle altre è interamente decorata in verde, ha le finestre con i vetri verdi attraverso i quali penetra una luce verdastra.

 

Anche qui sono presenti strani personaggi in costume, ma in quantità minore che nelle altre due stanze.

 

 

CONTE RODERICK

(mostrando con la mano la vetrata a sinistra)

In nessuna delle sette stanze ho fatto mettere, tra la profusione degli ornamenti d’oro che pendono dal soffitto, lampade o candelabri.

Non esiste luce di alcuna lampada o di candela per tutto il tragitto delle stanze.

Però, nel corridoio che le cinge all’esterno, e precisamente dinanzi ad ognuna delle finestre, arde su enorme tripode un braciere che proietta attraverso i vetri colorati i suoi raggi riempiendo d’una fulgida luce la stanza.

In questo modo si ottengono infiniti effetti di fantastico sfarzo.

 

 

Attraversiamo la quarta stanza.

 

Completamente arancione è interamente decorata in arancione, ha le finestre con i vetri arancione attraverso i quali il fuoco dall’esterno proietta una luce arancione che riempie la stanza dove si trova solo qualche sparuto gruppetto di maschere.

 

 

VFC

Nell’occasione di questa grande festa il conte ha curato di persona l’abbellimento delle sette sale ed ha imposto il suo gusto per i travestimenti delle maschere.

Certo si tratta di concezioni grottesche.

Tutto splendore, scintillio, e del fantastico mordace.

Ci sono figure di assurdo arabesco fornite di membra spropositate, in assurdo equipaggiamento.

Immagini di delirio come potrebbero uscire dal cervello di un pazzo.

C’è del bello, del licenzioso, del bizzarro, un po’ di terribile anche, ma soprattutto cose che destano ripugnanza.

È come una moltitudine di sogni che cammina impettita per le sette stanze.

Ed i sogni si contorcono, per ogni verso, cambiando colore col passare da una stanza all’altra, mentre la musica dell’orchestra sembra l’eco dei loro passi.

 

La quinta stanza è completamente bianca. Tutto l’arredamento è in colore bianco e la luce delle fiamme che ardono nei bracieri inondano l’atmosfera attraversando i bianchi vetri delle finestre.

 

Notiamo che è presente solo un gruppo di persone mascherato da angeli.

 

Attraversando la stanza notiamo che il loro costume è di un colore bianchissimo.

 

Il riverbero proveniente dalle fiamme dei bracieri all’esterno macchia di un colore rossastro i candidi costumi del gruppo e passando loro vicino ci appaiono come angeli sanguinanti.

 

La sesta è la stanza viola.

 

L’effetto è ancor più strano perché provenendo noi dal bianco arredamento della stanza precedente la luce violastra che penetra attraverso le vetrate di colore violetto ci colpisce gli occhi. Sembra di entrare nell’anticamera dell’Inferno.

 

Attraversiamo la stanza nella quale sono presenti solo due stranissime figure dalla parvenza demoniaca una davanti ad ognuna delle due vetrate laterali.

 

Al contrario delle altre stanze in fondo a questa il passaggio è molto piccolo ed ha una porta in legno.

 

Arrivati in fondo alla stanza il conte apre la porta (che è perfetta per la sua altezza) e ci invita ad entrare.

 

 

CONTE RODERICK

(con estrema gentilezza)

Dopo di voi.

 

 

Ci avviciniamo e siamo costretti ad abbassarci per potere entrare all’interno della settima stanza.

 

(in sala l’impianto di aerazione emette aria più fresca)

 

Le nostre pupille faticano a vedere al suo interno.

 

Il conte ci segue ed entra subito dietro a noi richiudendo la porta alle nostre spalle.

 

 

CONTE RODERICK

Eccoci nella stanza della Torre, la settima stanza.

Io ci sono abituato ma a voi probabilmente vi ci vorrà qualche momento per potere vedere il ritratto, del resto sarebbe un sacrilegio illuminarlo con una luce non “sua”.

 

 

A poco a poco le immagini intorno a noi ci risultano visibili seppur immerse in una semi oscurità.

 

La settima stanza si trova in corrispondenza della torre ed è altissima sopra di noi, ha pareti fittamente rivestite di tappezzerie in velluto nero che ricadono in pieghe pesanti sopra un tappeto di uguale stoffa e colore.

 

In questa stanza il colore dei vetri delle finestre non corrisponde a quello delle decorazioni. Qui le vetrate sono scarlatte, scarlatte con l’intensità del sangue e dall’alto della torre penetrano fiocamente dall’esterno i raggi della luna.

 

La luce riverberata attraverso i vetri color sangue sulle funebri tappezzerie riesce sinistra e dà al volto del conte che ora si è tolto la maschera un aspetto tetro e selvaggio.

 

In questa sala si trova, appoggiato al muro di ponente, un gigantesco orologio d’ebano. Il pendolo va con un sordo, pesante, monotono rintocco.

 

Sulla destra a fianco dell’orologio, in una nicchia colpita solo dai raggi della luna, vediamo il riflesso dei raggi evidenziare una cornice ovale.

 

 

CONTE RODERICK

Ecco là il ritratto.

Avvicinatevi pure e godete della sua bellezza.

 

 

Ci avviciniamo alla nicchia.

 

La nicchia con all’interno il ritratto ovale è davanti a noi. Sulla nostra destra il conte, Sulla nostra sinistra l’orologio col il suo sordo, pesante, monotono rintocco.

 

È il ritratto di una giovane. Si tratta semplicemente della testa col busto. Le braccia, il seno e persino la capigliatura sfumano, fusi insieme, nell’ombra vaga ma intensa che fa da sfondo. La cornice è ovale, riccamente dorata a filigrane.

 

Il conte comincia il suo racconto camminando per la stanza.

 

Il tappeto al suolo attutisce i passi del conte non permettendoci di capire esattamente dove si trovi e la sua voce pare provenire da ogni parte.

 

Di tanto in tanto si avvicina al ritratto e dopo aver guardato il ritratto continua il racconto fissandoci negli occhi, poi torna a girare per la stanza.

 

Se lo cerchiamo con gli occhi vediamo la sua sagoma girare attorno a noi e scomparire negli angoli bui della stanza per poi riapparire demoniaca davanti alle vetrate scarlatte.

 

La sua voce non interrompe mai il racconto:

 

 

CONTE RODERICK

Ligeia Usher era una fanciulla di rara bellezza, e quanto amabile tanto giuliva.

Maledetta fu l’ora in cui conobbe il pittore, e si innamorò di lui e lo sposò.

Lui, un uomo appassionato, studioso, austero, aveva già una sposa nella sua arte.

Lei era una fanciulla di rara bellezza, e quanto amabile tanto giuliva; era fatta di luce e di sorriso, ed era festosa come un piccolo cerbiatto; tutto amava, tutto aveva caro; non odiava che l’arte, sua rivale; non temeva che la tavolozza e i pennelli e gli altri arnesi del dipingere che la privavano della presenza del suo amato.

Fu terribile quando sentì il pittore esprimere il desiderio di fare il ritratto anche a lei.

Ma era umile ed obbediente e per settimane e settimane docilmente sedette nell’alta camera tetra della torre dove la luce cadeva sulla pallida tela, penetrando dal soffitto.

Lui, il pittore, trovava gloria nel suo lavoro, che di ora in ora progrediva sempre di più.

Ed era un uomo appassionato e strano, d’animo trasognato che si perdeva in fantasticherie; tanto che non sapeva che vedere la luce che cadeva così lugubre dentro quella torre solitaria consumava la salute e le forze spirituali della sua sposa, che tutti vedevano languire tranne lui.

Eppure essa sorrideva e continuava a sorridere, senza mai lamentarsi, siccome vedeva il pittore, il quale aveva già grande fama, s’infervorava con entusiasmo alla sua opera, e lavorava giorno e notte per dipingere colei che lo amava tanto ma che ogni giorno sempre di più deperiva ed intristiva.

E in verità, chi contemplava quel ritratto parlava a bassa voce della sua rassomiglianza come d’una possente meraviglia che provava, oltre la forza, l’amore profondo del pittore per colei ch’egli raffigurava in modo così prodigioso.

Ma a lungo andare, come l’opera si avvicinava al suo adempimento, nessuno fu più ammesso nella torre; perché il pittore era tutto preso dalla foga del lavoro, e non distoglieva che di rado gli occhi dalla tela, anche per osservare il viso della donna.

E non vedeva come i colori che riversava sulla tela venivano tolti dalle gote di colei che gli sedeva dinnanzi.

E quando settimane e settimane furono passate, e più non restava quasi nulla da fare, null’altro che dare un tocco di pennello alle labbra ed uno agli occhi, lo spirito della giovane donna palpitò ancora come una fiamma al bocciolo della lampada.

Allora il tocco fu dato, alle labbra e agli occhi; e il pittore rimase per un attimo in estasi dinanzi all’opera ch’egli aveva compiuto; ma continuando a contemplarla, subito tremò e si fece pallido e, atterrito, scoppiando in un urlo: “Ma questa è la vita, che ho creato!” si volse a guardare la sua beneamata, la quale era morta!

 

 

In questo preciso momento un suono fortissimo dalla nostra sinistra.

 

Proviene dall’orologio.

 

Un forte, profondo, chiaro suono musicale sembra uscire dai polmoni della macchina.

 

È mezzanotte e l’orologio scocca solenne i 12 rintocchi.

 

Durante i 12 rintocchi il conte sembra scomparso ed anche se lo cerchiamo non riusciamo a vederlo.

 

Allo scoccare del 12° rintocco il conte riappare alla nostra destra e si va a porre di fronte a noi davanti al ritratto.

 

 

CONTE RODERICK

Il pittore, come un vampiro, aveva assorbito la linfa vitale di colei che aveva ritratto.

Non sapeva più che fare…

 

 

Il conte comincia a girarci intorno continuando il suo racconto.

 

 

CONTE RODERICK

…si mise subito a pensare a come nascondere il cadavere.

Sapeva che, di giorno o di notte, non avrebbe potuto portarlo fuori senza corre il pericolo di essere visto.

Vari progetti gli passarono per la mente.

A un certo momento ebbe l’idea di tagliare il cadavere a pezzetti che poi avrebbe distrutto col fuoco.

Poi risolvette di scavare una fossa nel suolo della cantina.

Pensò anche di gettarlo nel pozzo del cortile; di imballarlo in una cassa come se fosse merce, e così farlo portare via da un facchino.

Finalmente gli venne in mente un espediente che ritenne il migliore tra tutti.

 

 

Decise di murarlo nella cantina, come si dice i monaci del Medio Evo murassero le loro vittime.

E fu proprio quello che fece, murò la sua amata e con lei murò anche i suoi amati pennelli.

 

 

Il conte finalmente si ferma davanti a noi e pare riprendere sembianze umane.

 

 

CONTE RODERICK

Una storia che ha dell’incredibile vero?

 

 

CONTE RODERICK

(avvicinando il viso al nostro e parlando sottovoce)

Ma io posso assicurarvi che è tutto vero, e ne ho le prove.

 

 

CONTE RODERICK

(con voce sottilissima e quasi stridula)

Perché la fanciulla del ritratto è sepolta nelle catacombe del castello, proprio sotto questa stanza.

 

 

CONTE RODERICK

(tornando a parlare normalmente)

Per questo che ho accettato di pagare un prezzo così alto avere questo ritratto.

Perché io stesso ne ho trovato la tomba per caso qualche tempo fa, la tomba di una donna con una tavolozza e dei pennelli sepolti con lei.

In un primo momento mi chiesi che senso poteva avere seppellire una donna insieme ad una tavolozza di colori e ad alcuni pennelli, ma poi mi venne in mente la storia del ritratto maledetto e per anni non ho fatto altro che cercarlo, cercarlo,  fino a quando, finalmente, sono riuscito a venirne in possesso.

 

 

CONTE RODERICK

Se dubitate di me, e se la vostra salute lo permette, posso accompagnarvi fino alla tomba, così avrete la conferma che tutto quello che vi ho detto fino ad ora è la pura verità.

 

 

Il conte si avvicina all’orologio e ne apre il lato sinistro della cassa.

 

Con un sorriso il conte ci mostra un passaggio segreto nascosto all’interno della cassa dell’orologio.

 

 

CONTE RODERICK

Venite, seguite me e fate attenzione a dove mettete i piedi.

 

 

Il conte scompare nell’oscurità per riapparire dopo un attimo con in mano una fiaccola.

 

 

CONTE RODERICK

Venite, non abbiate timore.

 

 

Entriamo anche noi attraverso l’orologio dentro il passaggio segreto.

 

(in sala l’impianto di aerazione emette aria fredda)

 

Il conte è davanti a noi con due fiaccole in mano e ci fa cenno di seguirlo.

 

Seguiamo il conte i cui passi fanno uno strano scricchiolio.

 

Guardando verso il basso vediamo in terra un flusso ininterrotto di insetti e scarafaggi.

 

Il conte ci fa strada per svariate file di piccole stanze e stretti cunicoli fino ad un androne più ampio.

 

 

CONTE RODERICK

(indicando una scala in fondo alla stanza)

Ecco, da quella scala si scende fino alle cantine.

 

 

Mentre lo seguiamo attraverso la stanza un nugolo di pipistrelli attraversa la stanza e sembra assalirci ma poi prosegue il suo volo scompare alle nostre spalle.

 

Arrivati in fondo alla stanza seguiamo il conte giù per una lunga e tortuosa scala.

 

 

CONTE RODERICK

Fate attenzione, c’è molta umidità ed è facile scivolare e perdere l’equilibrio.

 

 

Arrivati in fondo ci troviamo in una specie di grotta.

 

(in sala ad una temperatura decisamente fredda si inizia a percepire odore di muffa)

 

 

CONTE RODERICK

Ed ecco le catacombe degli Usher.

 

 

Il conte si volta e ci guarda negli occhi con aria preoccupata.

 

 

CONTE RODERICK

Le cantine sono insopportabilmente umide.

Sono tutte incrostate di nitro.

 

 

CONTE RODERICK

(indicando con la fiaccole le pareti)

Ma guardate come luccicano di bianco le pareti di questa cantina.

 

 

Il conte si volta nuovamente a guardarci con aria preoccupata.

 

 

CONTE RODERICK

È meglio affrettarci, la vostra salute è preziosa.

Non voglio avere la responsabilità di un peggioramento.

 

 

CONTE RODERICK

(sorridendo)

Ma non ho nessuna intenzione di allarmarvi senza necessità; del resto una scoperta come quella che state per fare val bene qualche rischio.

 

 

CONTE RODERICK

Andiamo.

 

 

Riprendiamo il cammino.

 

Passiamo per una fila di basse arcate.

 

Scendiamo, passiamo archi e stretti cunicoli ed ancora scendiamo.

 

Arriviamo dentro ad una cripta profonda dove l’aria impura fa rosseggiare, più che splendere, le fiaccole.

 

 

CONTE RODERICK

Queste cantine sono molto estese.

Gli Usher erano una grande e numerosa famiglia.

 

 

In fondo alla cripta dove ci troviamo ne appare un’altra meno spaziosa le cui mura sono rivestite di ossa umane, ammonticchiate le une sulle altre fino alla volta.

 

 

CONTE RODERICK

(indicando le ossa)

E molti dei suoi morti sono stati sepolti qui.

 

 

CONTE RODERICK

Io ormai ne sono l’ultimo discendente.

 

 

Guardandoci intorno notiamo che tre lati di questa seconda cripta sono ornati con ossa umane ammassate in questo modo, mentre dal quarto lato le ossa sono state tolte e gettate a terra, dove giacciono formando in un punto un mucchio d’una certa altezza.

 

Attraverso il muro, rimasto in tal modo a nudo, si può vedere ancora una terza cripta, profonda non più di un metro, larga poco meno ed alta circa due metri.

 

Non sembra costruita per qualche uso determinato.

Costituisce semplicemente l’intervallo tra due degli enormi pilastri che sostengono la volta delle catacombe, e si addossa ad uno dei granitici muri terminali di esse.

 

Anche sforzandoci non riusciamo a la profondità del recesso.

 

La fioca luce delle fiaccole non ci lascia vedere il fondo.

 

 

CONTE RODERICK

(indicando il fondo)

Siamo arrivati.

La tomba è là.

 

 

Il conte avanza per primo, facendoci luce e fermandosi all’ingresso della cripta..

 

 

CONTE RODERICK

(con cortesia)

Prego guardate con i vostri occhi.

 

 

Il conte ci lascia entrare nella nicchia illuminandoci l’interno.

 

 

CONTE RODERICK

(sempre con estrema cortesia)

Fate molta attenzione a dove mettete i piedi.

 

 

Superiamo la sua figura ed entriamo nella stretta nicchia.

 

Solo qualche passo ed arriviamo all’estremità della nicchia e ci vediamo il cammino arrestato dalla roccia.

 

Siamo costretti a fermarci mentre  da dietro udiamo un rumore metallico.

 

Girandoci vediamo che il conte ha sbarrato l’entrata della cripta con una grata in ferro ed è intento a fissarla con un catenaccio.

 

In un attimo siamo intrappolati dentro la cripta.

 

Il conte estrae la chiave dal catenaccio ed arretrando ce la mostra sogghignando.

 

 

CONTE RODERICK

Ed ora il gran finale.

 

 

Dette queste parole mette le mani nel mucchio di ossa.

 

Getta le ossa da parte e viene allo scoperto una certa quantità di pietra da costruzione e di calce.

 

Aiutandosi con una cazzuola si mette subito al lavoro per murare l’entrata della nicchia.

 

Pietra dopo pietra, fischiettando, sistema il primo strato della muratura.

 

 

CONTE RODERICK

C’è ancora una cosa che non vi ho detto.

 

 

Il conte si alza in piedi e ci parla avvicinandosi alla grata ma rimanendone comunque ad una certa distanza.

 

 

CONTE RODERICK

La fine del racconto, che non vi ho narrato, dice che se un discendente del pittore maledetto verrà posto vivo nella tomba della povera ragazza questa tornerà in vita riprendendosi l’energia vitale che un tempo donò per il dipinto dell’amato marito.

 

 

Il conte torna al suo lavoro e sistema il secondo strato della muratura, poi il terzo ed il quarto.

 

L’entrata ci appare sempre più bassa e la fioca luce delle fiaccole penetra sempre più debolmente all’interno della cripta.

 

Il conte riprende la cazzuola e torna a porre pietra su pietra e senza interruzioni termina il quinto, il sesto, il settimo strato.

 

Così il muro ci è giunto ormai all’altezza del petto e di nuovo si ferma.

 

Il conte sospende per un momento il lavoro si siede tra gli ossami e sollevando le fiaccole fa luce verso di noi fissandoci soddisfatto.

.

 

CONTE RODERICK

Caro amico, è giunta l’ora di salutarci per sempre.

Essere sepolti vivi è stato spesso descritto come un’esperienza tanto affascinante quanto terribile, e voi state per provare cosa significa.

 

 

Un attimo di esitazione poi il conte ritorna al lavoro.

 

Terminato l’ottavo, il nono, il decimo strato, la sua opera è ormai giunta quasi al termine.

 

Ormai non riusciamo più a vedere il conte ma torna a giungerci la sua voce.

 

 

CONTE RODERICK

Nel buio e nel silenzio più assoluto avrete tempo di riflettere sul male che la vostra famiglia ha fatto alla mia.

Il vostro animo si riempirà di speranze vuote, di tensione, ed infine di un’indifferenza in attesa della morte che dopo tanto patire giungerà infine come una liberazione.

Una liberazione che ridarà la vita a Ligeia.

 

 

Ci giunge un barlume di luce solo attraverso una stretta fessura rimasta in alto davanti a noi.

 

Quando il conte comincia a porre le pietre dell’undicesimo ed ultimo strato il buio ci avvolge quasi completamente.

 

Quando anche l’ultima pietra viene collocata il buio è completo e ci avvolge da ogni parte.

 

Dall’esterno sentiamo solo la flebile voce del conte che si allontana.

 

 

CONTE RODERICK

Addio caro amico, addio per sempre.

 

 

Siamo murati vivi!

 

 

Dopo qualche secondo di buio assoluto una debole luce inizia ad arrivare dai lati.

 

Le pareti sembrano iniziare ad arrossarsi.

 

(l’impianto di aerazione espelle aria calda)

 

Impercettibilmente le pareti convergono verso di noi diventando momento dopo momento di un colore sempre più rosso fuoco.

 

(in sala l’aria diventa afosa e c’è odore di ferro bruciato)

 

Le pareti si stringono sempre di più verso di noi lasciandoci a poco a poco solo lo spazio necessario per non essere a contatto con il ferro rovente.

 

Improvvisamente il suolo sotto i nostri piedi inizia velocemente ad inclinarsi.

 

Solo un attimo ancora ed il suolo cede di schianto lasciandoci precipitare nel vuoto attraverso uno stretto  cunicolo.

 

(l’impianto di aerazione torna ad espellere aria fresca)

 

La discesa prosegue come su uno scivolo.

 

Il tunnel si fa un po’ più largo e leggermente illuminato.

 

Continuiamo a scendere e vediamo che davanti a noi si avvicina una parete di roccia che non potremo evitare.

 

Nel momento dell’impatto, sulla parete si spalanca una botola attraversata la quale ci ritroviamo a cadere tranquillamente su un morbido letto di foglie.

 

Guardandoci intorno notiamo che ci troviamo in fondo ad un pozzo in cima al quale vediamo una debole luce azzurra.

 

Il fondo del pozzo comincia a muoversi e lentamente a salire verso la luce.

 

La risalita si fa sempre più veloce e la luce diventa più intensa.

 

Avvicinandoci all’apertura del pozzo iniziamo a distinguere una musica.

 

Alla fine della risalita ci accorgiamo di trovarci sulla pedana in legno nell’angolo destro della sala azzurra; nell’angolo di fronte l’orchestra continua a suonare.

 

(l’impianto di aerazione riprende ad espellere aria normale)

 

Davanti a noi vediamo il conte seduto sul sofà con al suo fianco la ragazza del ritratto.

 

Dietro a loro all’interno della stanza è possibile riconoscere le maschere che abbiamo visto all’inizio: il maggiordomo mascherato, la coppia con la maschera in seta rossa, gli angeli, i demoni, e tutte le strane figure che riempivano le sette stanze colorate.

 

 

 CONTE RODERICK

(sorridendo)

Caro amico, voglio ringraziarvi personalmente per avere accettato l’invito alla mia festa di carnevale.

Spero che lo scherzo vi ho preparato vi abbia divertito.

 

 

CONTE RODERICK

(ridendo)

Come avrete capito la storia del ritratto è stata solo un pretesto per farvi accettare l’invito alla festa e…

 

 

 

CONTE RODERICK

(indicando la ragazza al suo fianco)

… come potete vedere Ligeia gode di ottima salute.

Grazie ancora per la vostra gentile partecipazione.

 

 

Il conte e la ragazza si inchinano davanti a noi mentre tutti i presenti in sala iniziano un lungo applauso.

 

Sullo schermo comincia a formarsi un muro che salendo, pietra dopo pietra, copre le immagini della festa e tutto diventa completamente nero.

 

 

 


THE END

 


CATACOMBS

A Danny DeVito FILM

 

 

 

with

Danny DeVito – Conte Roderick

 

written by

E.A. Poe & Maurizio Giannini

 

produced by

MAGIA Production

 

music by

Antonio Vivaldi

 

directed by

Danny DeVito

 

“CATACOMBS” is Copyright © 2003 MAGIA Production
This screen adaptation is for purposes of internet game Cinematik and is not for commercial use.

 


CATACOMBS

A Danny DeVito Film

 

Introduzione - IMAX: Cos'è - Il Film - Il Cast - E.A. Poe: I Racconti del Terrore