MAGIA Production crea l'impossibileL'opinione di Merlino - Archivio

Le opinioni di Merlino, sempre e solo personali, sui films che, purtroppo, hanno dovuto lasciare il loro posto ai nuovi arrivati nel cinema virtuale di Cinematik...


Archivio Recensioni
Cliccando sul titolo si dovrebbe avere la possibilità di vedere il film (se il produttore non ha cambiato location), altri dati sono disponibili sul

5 Minutes
Prima di venire al commento vero e proprio sul film è d'obbligo esprimere la propria opinione sul fatto che un corto, perché senza ombra di dubbio di un corto si tratta, occupi una sala del cinema virtuale. Ebbene, a parte il fatto dell'impegno per il quale la mia opinione è già chiara sin dai tempi dei "summary movies", sono contrario alla presentazione di un corto in sala per il semplice fatto che la cosa non è realizzabile nemmeno con la fantasia. Se infatti in un summary, giocando con la propria immaginazione, è possibile ritrovare un intero film, il corto rimane un corto ed è impensabile che da solo occupi nella realtà una sala cinematografica (rassegna a parte nelle quali tra l'altro sempre ne vengono proiettati più di uno). Ora però, visto che il regolamento del gioco vieta la sua proiezione, passiamo al giudizio dell'opera di Dave. Il punto di partenza per film di questo genere è l'idea ed in questo caso bisogna dire che il produttore ha centrato il suo obiettivo: ottima. Nella media la prova degli attori con Thornton una spanna sopra Gould leggermente sotto tono. Regia difficilmente valutabile ma comunque all'apparenza sufficiente. Nel complesso un bel 80% come corto ma un 40% come film. Sito accattivante e locandina molto bella.
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90° Minuto
Una nuova casa di produzione a Cinematik! Che bello! Fu con molto piacere che mi apprestai a vedere questo film con il quale l'esordiente Sogno Italiano si presenta per la prima volta nei cinema ma devo ammettere che alla fine della visione la delusione fu notevole. Non conoscendo il produttore così prima di giudicare il suo lavoro ho cercato di sapere qualcosa di lui (o lei? mmhh... difficile che sia una donna...) ma purtroppo non ho ricevuto risposte. A questo punto rimane il risultato dell'opera paragonato esclusivamente agli altri lavori presenti nei cinema ed allora le parole potrebbero essere veramente impietose. Unica attenuante l'inesperienza e la buona volontà ma per tutto il resto pollice verso. Fino ad oggi il giocatore più giovane mi pare abbia 16 anni e presumo che nemmeno "Sogno Italiano" scenda sotto questa età ma, comunque sia, chiunque abbia frequentato una scuola dove gli è stato insegnato a scrivere sicuramente ha anche avuto insegnamenti di grammatica ed altro, cosa che pare non concordi con la sceneggiatura di questo sfortunato film. Aggiungiamo un cast improbabilissimo, una storia esile esile che alla fine non porta a nulla e cosa rimane? Un'opera volonterosa e semplicissima, e questo poteva anche essere un pregio, ma senza alcun pregio. Locandina altrettanto semplice ma di buon gusto.
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A Clockwork Orange
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Addio, L'
Vincitore del Cisterna Summer Festival il nuovo film della Cristian Production è una deliziosa storiella tratta da Dylan Dog con tanto Steven King ma anche con una buona dose di Harmony per addolcire il tutto. Il risultato? Un film gradevole, a tratti difficile da seguire, ma ben fatto. Il regista ci mette la sua (buona) mano dall’inizio alla fine anche se il soggetto non sembra essergli congeniale. Phoenix, nonostante qualche eccesso di Nicolascagismo tiene il suo personaggio senza problemi e la Hudson è così brava da sembrare una morta sin dalla prima scena. Ed il povero Renfro? Beh, cos’altro potrebbe fare se non …ma cosa lo scrivo a fare? Tanto lo immaginate già. Volete sapere com’è il film nel complesso? Buono, andatelo a vedere, soprattutto adesso che sapete di cosa si tratta.
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Alexander Nevsky
La vulcanica casa di produzione E&G torna sugli schermi di Cinematik con questo piccolo omaggio al grande Ejzenŝtejn ed ancora una volta i paralleli con l'originale sono pressoché obbligati. Cominciamo subito con il dire che questa volta la solita sceneggiatura un po' schizofrenica alla quale ci ha abituato la casa produttrice romana ben si adatta alla pellicola, e con la constatazione che i dialoghi sono ben curati e scorrevoli. Se a questo aggiungiamo la buona prova del regista, che affronta con la dovuta modestia il confronto, e la solita scontata bravura di Johnny Deep il risultato finale che ne emerge è un'opera piacevole e dotata di una sua indubbia eleganza. Un po' sciupati gli effetti speciali nella battaglia finale che fanno pensare più al naufragio del Titanic che ad un combattimento su un lago ghiacciato finendo così con il far rimpiangere gli ingenui ghiacci finti dello stupendo Aleksandr Nevskij datato 1938. Nel complesso una bella prova di carattere per la E&G che dopo tante delusioni sforna finalmente un buon prodotto. Ah, un'ultima considerazione... perché affidare la colonna sonora a John Williams? E soprattutto perché non lasciarlo libero di esprimersi su basi in stile "Missouri Breaks" anziché costringerlo alle pomposità sul genere Spilberg/A.I.? Peccato vedere sciupato un così bravo compositore in un progetto che decisamente non pare essere sulla sua lunghezza d'onda.
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Almost Heaven
Due storie parallele che si incrociano per un momento per poi separasi nuovamente ma la vita, anche se all'apparenza pare non sia accaduto nulla, è cambiata. Una piccola, bella idea splendidamente rappresentata da Cadillac Ranch attraverso questo film che si avvale di bravi attori e di una bella colonna sonora. Giudizio fortemente positivo quindi a conferma, ancora una volta, del valore dello sceneggiatore Cesare Carugi grazie al quale, all'uscita dal cinema, ci sembra di avere qualche granello di sabbia tra i denti.
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Andiamo all'Havana
Salutiamo con piacere un altro importantissimo mezzo debutto. Questa volta si tratta della Acp Pictures di Capitan Pinox che presenta per la prima volta una sua produzione nelle sale del suo Cinematik. Duro quindi giudicare il lavoro di chi ha fatto e sta facendo tanto per tutti noi... beh, ad essere sinceri, non è poi così duro perché, da giudicare, non c'è assolutamente nulla in questa specie di "Via Zanardi" romano. Un finale carino più o meno appiccicato ad una non-storia non si può considerare un film. Speriamo che questo esordio sfortunato sia dovuto alla voglia di partecipare a tutti i costi a questo gioco meraviglioso. Non giudicabile.
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Animal Farm
Incredibile lavoro della Papele 'o Marenaro Production che è riuscita nella quasi impossibile impresa di presentare un film d'animazione sugli schermi di Cinematik. Unico neo il finale troppo schematico ed esclusivamente politico che intacca un primo tempo veramente travolgente durante il quale i movimenti degli animali e le più piccole particolarità rasentano il capolavoro. Una pellicola che conferma il valore della casa di produzione partenopea che con questa nuova opera si scrolla definitivamente di dosso l'ombra ingombrante di Stanley Kubrick che ha accompagnato l'uscita del suo primo film. Molto bello ed assolutamente imperdibile per tutti coloro che non conoscono il libro.
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Attacco a Hiroshima
Come molti sanno ed altri avranno capito, sono un amante del Giappone, della sua storia e della sua cultura. Vedendo questo film all'inizio ho provato un forte imbarazzo poi ho capito che forse era il caso di prenderlo per quello che in realtà è: un film di pura fantascienza. Tutto è così irreale che non si può giudicare se non pensando ad un'opera di pura finzione storica indirizzata ad un pubblico che predilige film d'azione alla "Rombo di Tuono" dove il contenuto è assolutamente irrilevante. Snowman ha fatto sicuramente un lavoro migliore rispetto al suo criticatissimo "Behind Eyes Shut" (anche se c'è ancora tanto da migliorare) ma, il mio voto finale non può non tenere conto di un titolo decisamente inopportuno. Hiroshima, purtroppo, è stata ben altra cosa, ma molti ancora non lo sanno e film come "La Pioggia Nera" spero servano soprattutto a loro.
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Avvocato di strada, L'
Però, che bel debutto per World Entertainment! Ben diretto da un sempre bravo Demme il film è supportato da un cast di ottimi attori (un po' pochini a dire il vero) che appaiono perfettamente a loro agio nelle rispettive parti. La pellicola, di ormai classica ambientazione "legal/Grisham", pur non brillando per originalità riesce a dare al pubblico quello che si aspetta ed anche qualcosa di più, tanto che anche Tom Cruise riesce a riscattare l'opaca prestazione data con "Il Socio". Un esordio che costringe questa promettente casa di produzione a prestare molta attenzione in occasione della sua prossima uscita perché, a questo punto, ci aspettiamo da lei solo opere di prima qualità.
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Baol
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Una bara piena di soldi
Un wester ambientato ai giorni nostri con duelli sparatorie nei saloons come ai vecchi tempi, di certo improbabile ma non impossibile. Preso per buono questo particolare, che dona originalità ad una trama vista e rivista migliaia di volte, la pellicola risulta godibile e divertente. Esagerato ed irreale come i migliori western d'annata ma con tocchi d'ironia che ricordano "I Predatori dell'Arca Perdura", grazie ad una buona sceneggiatura il film è sempre scorrevole e supportato da un'onesto cast di attori...meno uno. Scoprirete da soli chi è alla fine del film quando penserete speranzosi: "Speriamo che quella bara non venga aperta mai più". Locandina bella ed in tema.
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Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro
Il tam-tam pubblicitario ci assicurava un colossal senza precedenti, un'opera alla quale gli spettatori di Cinematik non avevano mai assistito prima d'ora, ed effettivamente l'impianto scenico e gli effetti visivi di questa pellicola sono assolutamente perfetti. Il limite, come spesso succede in questo genere di film, è tutto nell'obbligo di dovere riassumere il mitico fumetto di Frank Miller in due ore di immagini, cupe e violente, che pur rendendo mirabilmente omaggio all'originale, non riescono ad esaurire la sete di fumetto dello spettatore/lettore ma sono in grado di entusiasmare lo spettatore/cinefilo. Voi a quale delle due categorie appartenete? Da non perdere.
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Behind Eyes Wide Shut
No comment! Anzi un commento ci vuole...ma davvero per fare spazio a questo "film"(?) (forse un servizio del TG4!) opere come "Caesar" e "Sleep of the Dead" sono relegate nelle sale di seconda visione?Vabbé, pazientiamo una settimana.
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Ben Babie
Curioso ed intrigante questo primo film della A Band Apart Films, casa di produzione che si affaccia per la prima volta a Cinematik con un'opera originale e sopra le righe. Tarantino spadroneggia alla regia, il film ci guadagna ma a soffrirne sono gli attori che si perdono in un vortice di immagini ben girate ed affascinanti. Joe Pesci in particolare sembra sopraffatto dalla parte mentre gli altri sono splendidamente "fumati". Un film che merita un'attenta visione. Un ottimo inizio per A Band Apart Films.
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Bentornato Dio
Fantàsia Pictures si conferma leader di Cinematik riuscendo nella difficilissima impresa di realizzare una vera commedia virtuale. "Bentornato Dio", infatti, è un perfetto esempio di commedia americana, supportato da un cast impeccabile dove spicca uno Steve Martin la cui parte sembra scritta su misura per lui e la scelta di presentare la pellicola a ridosso del periodo natalizio permette anche agli spettatori virtuali di affrontare con un sorriso e qualche speranza in più i prossimi giorni di festa dopo i cupi mesi appena trascorsi. Ci voleva proprio! Locandina impalpabile.
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Betsy Blues
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Bloody Mary
Il primo film di Cinematik parte in modo convincente e continua incalzando lo spettatore...bum...crash...bang...pieno d'azione a non finire. Forse anche troppa. Uno spettacolo pirotecnico per divertirsi in compagnia.
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Blue Movie
Torna nei cinema virtuali la Cristian Production e lo fa con la consueta professionalità che lo contraddistingue ormai da diversi anni e che ha permesso alle sue opere di andare sempre più perfezionandosi. BLUE MOVIE è stato forse il film più chiacchierato e più atteso del CSF 2003 e di certo non ha tradito le aspettative confermandosi opera di indubbio valore stilistico e stravincendo non solo come miglior film ma affermandosi anche nelle categoria miglio regia e miglior sceneggiatura. Curato nei minimi dettagli non lascia spazio a sbavature ed offre allo spettatore uno spettacolo chiaro ed apparentemente senza difetti. Danny De Vito si dirige e recita in maniera strepitosa duettando con un John Travolta ed una Mira Sorvino che gareggiano in bravura, ma è tutto il cast che trascina il film in un modo a dir poco travolgente. L’idea del film nel film pur essendo stata sfruttata nei modi più disparati rimane sempre affascinante ed anche se in questo caso appare impossibile non pensare a “Boogie Nights” il contesto è assolutamente diverso. Mentre nel film di Paul Thomas Anderson si trattava il tema dei films hard-core di serie B, quelli destinati al circuito a luci rosse se non addirittura al mercato Home Video, nella pellicola di Danny De Vito è la cinematografia più seria ed impegnata che vorrebbe sdoganare l’hard e portarlo ad un livello artistico al pari degli altri generi e quindi sarebbe logico pensare che questa seconda pellicola venga accolta con maggior simpatia da una platea sempre avida di novità e di eccessi. Ma mentre i protagonisti di Boogie Night riuscivano con la loro naturalezza ad accattivarsi le simpatie del pubblico quelli di BLUE MOVIE con i loro eccessi ingigantiti fino all’esasperazione lasciano il fondato sospetto di un’operazione volutamente troppo sopra le righe che non portano il pubblico a parteggiare per la sua riuscita finale e l’unica pecca di BLUE MOVIE, film che se non vogliamo definire apertamente porno potremmo eufemisticamente definire come “fortemente erotico”, è che per assurdo finisce a lungo andare con l’apparire come una pellicola un po’ freddina e fine a sé stessa. Certamente gli eccessi sono voluti e necessari per la buona riuscita del film ma forse un leggero ammorbidimento ed un po’ più di umanità avrebbe potuto giocare a favore dei protagonisti di questo bellissimo film. Locandina anonima.
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Bravi Ragazzi
Marco Communication fa il suo debutto a Cinematik con un'opera che il regista Danny Boyle avrebbe anche potuto intitolare "Trainspotting 2 - London Calling". Ogni tipo di eccesso viene descritto con l'intento di essere a tutti i costi amorale ma questa volta il regista getta il sasso per poi ritirare la mano più e più volte lasciando al pubblico la sensazione che manchi qualcosa. La vita quotidiana dei ragazzi risulta alla fine quasi scontata ed il tutto scorre su un binario parallelo allo spettatore senza mai incrociarlo. Un modo per godersi il film però c'è: dimenticarsi di avere visto "Trainspotting" e godersi "Bravi Ragazzi" per quello che è, una buona opera prima che permette alla Marco Communication un esordio dignitoso.
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Caccia All'Oscar
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Cacciatore e la Preda, Il
Non è mai facile riportare sullo schermo un vecchio film e Reynolds ha scelto la maniera più semplice, ma che spesso è risultata la migliore, riprendendo fedelmente l'originale. Il film scorre su binari sperimentati e risulta godibilissimo, anche se tutto il peso è sulle spalle di Duvall che da solo riesce a creare la tensione necessaria a tenere lo spettatore incollato alla sedia e che offusca un Denzel Washington decisamente deludente. Anche se oggi il film può risultare anacronistico una buona prova prova per Cadillac Ranch che si ripresenta con una sceneggiatura nettamente migliorata ma che ancora non permette allo spettatore di "vedere" il film in tutti i suoi particolari.
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Caesar
Questa volta ci troviamo a scrivere di un film dopo che già è stato sottoposto al giudizio del pubblico e, visto il grandissimo successo, onestamente ci aspettavamo molto di più. Certo, non ci sono critiche da fare ma, purtroppo, neppure elogi particolari se non per la sceneggiatura sempre godibile e chiara (come da abitudine per Cristian Production e Marco Communication). Il film, pur apprezzabile nella sua totalità si srotola stancamente, piatto e senza scossoni fino ai titoli di coda ed, allontanandosi dalla sala, si rimane con la sensazione che manchi qualcosa. Tom Cruise non aiuta e, sempre alla ricerca disperata di sembrare un attore "serio", è colpevole di sminuire la figura del grande condottiero facendolo apparire un dandy innamorato. Da parte loro Connery e lo stereotipato Phoenix riescono a strappare la sufficienza senza brillare. Un'opera ben delineata ma fredda per un'occasione mancata.
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I Cancelli dell'Eden
Può un film chiaramente ben fatto, ben studiato e ben realizzato non piacere? Evidentemente sì e personalmente questo I Cancelli dell'Eden della World Entertainment ne è la prova. Inizia a vederlo tempo fa poi la storia non mi "prese" ed il film finì nel dimenticatoio. Poi un amico mi disse: "finiscilo, vedrai che è interessante", ma anche la seconda prova andò male. Infine il produttore in persona mi chiese notizie sul film e con un certo sforzo sono arrivato alla fine. Non ho nessun motivo per dire che la pellicola abbia meno di altre che mi sono piaciute, semplicemente non è riuscita ad attirare la mia attenzione e scena dopo scena ha continuato a non interessarmi minimamente lo svolgimento della storia che mi è parsa sconclusionata, non divertente e spesso fine a sé stessa. Che dire al produttore? Mi spiace ma pur notando ed apprezzando tutti gli sforzi fatti per rendere l'opera molto particolare, alla resa dei conti il film "non ha toccato le mie corde". Discreta la locandina.
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Casa delle Fiabe, La
Azzeccatissimo ritorno sugli schermi per Buster Films che con questa pellicola horror/fiabesca/adolescenziale, dopo il buon "The Divine Rock Street Band" continua a mantenere un filo diretto con quel target di pubblico giovanile che è alla ricerca di cinema ben fatto ma senza eccessi. La visione è piacevolissima ed i protagonisti si dimostrano bravi senza voler strafare a tutti i costi. Il regista sembra divertirsi e con buon mestiere riesce a nascondere la partenza un po' lenta della sceneggiatura. Il risultato finale è un ottimo film che, volendo a tutti i costi fare paragoni, potrebbe ricordare a tratti i grandi "Stand by me" ed "In compagnia dei Lupi" ma con la spensieratezza di "Chi ha paura delle streghe".
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Casinò Royale
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Il Caso Vertigo
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Castle Rock's Tales
La Nuno Production, che in mancanza dei gemellini Balsamo ha strappato alla Cadillac il titolo di casa più prolifica del momento, raddoppia la sua presenza nei cinema presentando un film ad episodi tratto da tre racconti di Stephen King peraltro già proposti sullo shermo qualche annetto fa. Siamo nel 1985 quando esce L’occhio del gatto, la prima vera sceneggiatura originale del caro King e si tratta di un film composto da tre episodi collegati tra loro dalla presenza di un gatto, e due di queste storie, Quitter's Inc. ed Il Cornicione, le ritroviamo anche in Castle Rock's Tales (la terza, The General, probabilmente la migliore, fu scritta per l’occasione da King). Difficile non fare paragoni e se da una parte abbiamo la conferma del talento di Francesco Sordi ancora una volta molto abile nello scrivere una sceneggiatura lineare e scorrevole, dall’altra riaffiora qualche dubbio nei confronti del cast. Se risulta improponibile mettere a confronto il sempre ottimo James Woods con il pur bravo McConaughey (del quale io penso di essere uno dei pochi, se non l’unico, estimatore) che in Quitter's Inc. si rivolge ad un centro per smettere di fumare che ha dei metodi decisamente sadici e molto discutibili, ne Il Cornicione abbiamo un uomo che viene costretto a passare sul cornicione di un alto palazzo ed è difficile pensare a Kevin Spacey come tennista di professione (nella precedente versione il ruolo fu interpretato da Robert Hays che anche se meno carismatico era decisamente più atletico ed adatto alla parte, anche se ritrovare il pilota dell’Aereo più Pazzo del Mondo in un thriller non fu il massimo). Entrambi gli episodi sono comunque da considerarsi nel complesso riusciuti ed interessanti. Deludente invece Il Word Processor degli Dei, uscito nel 1985 nella serie tv Salto Nel Buio, che si basa su un fattore informatico che ha ormai fatto il suo tempo risultando oggi decisamente anacronistico e si avvale di cast (volutamente) eccessivo. La scelta di affidare il compito di collegare gli episodi tra loro al guardiano di un faro non è male e la regia di Richar Donner è come al solito più che sufficiente… proprio come il film.
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CatHitler
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La Cattiva Strada
LA CATTIVA STRADA è una pellicola che si incastra tra SON OF GOD e CUORE CATTIVO, ma non solo, perché il sempre ottimo Fabrizio Casu riesce grazie ad alcuni flashback a creare una storia che anticipa il primo film della trilogia permettendoci di entrare più intimamente in contatto con la controversa figura di Seamus. Il film, pur con alcune scene (penso volutamente) eccessive ed improbabili come l’agguato in auto, è praticamente perfetto. La storia scorre sicura su più binari e la pellicola marcia senza intoppi dal principio alla fine, merito della grandissima sceneggiatura di Casu. I personaggi principali hanno la giusta profondità e la pignoleria nella descrizione delle scene d’azione anche se a volte potrebbe apparire eccessiva è il marchio di garanzia della Nuoro’s. Il cast è oggettivamentes ottimo, anche se personalmente ogni volta che vedo in una pellicola Kirsten Dunst spero muoia nei primi dieci minuti così da liberarmi della sua vista e qui, in particolare, come killer mi è sembrata improbabile, anche se nel giro di poche sparatorie devo ammettere che è migliorata parecchio diventando assassina spietata e dalla mira infallibile per poi alla fine pentirsi, … carattere decisamente debole e volubile la bimba. Meraviglioso Colin Farrell, ed è un peccato sapere che non interpreterà più Seamus, ma chissà, non è detto che un giorno non lo rivedremo anziano e stanco mentre incontra uno dei suoi figliocci proprio come Richard Chamberlain/Jeremiah ha fatto con lui. Un Chamberlain che anche nei momenti difficili nei quali uno della sua età difficilmente risulterebbe credibile riesce ad essere così bravo da far credere che lui possa fare tutto senza difficoltà. Regia standard (ossia ottima) per un Woo come ai vecchi tempi. Colonna sonora molto attenta ed azzeccata che mi ha piacevolmente attratto e che colpisce nel segno. Sito curato e pieno di curiosità con quei bloopers e la ricetta che regalano un qualcosa in più. Locandina bella ma molto buia e forse fuorviante per il genere della pellicola.
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I Cavalieri dello Zodiaco
Sceglie un campo veramente difficile la Movie Wolf per approdare a Cinematik. È infatti ormai accertato che i generi fantasy e fumettistici non sono, come del resto nel mondo reale, adatti a tutti. Il rischio è che chi non ama il genere non ne venga attratto mentre, al contrario, gli appassionati risultino alla fine i critici più esigenti e, a volte, cattivi. Personalmente devo dire che non amo particolarmente i fumetti ma che mi piacciono molto le trasposizioni dei vari supereroi nel contesto cinematografico ma questi "Cavalieri dello Zodiaco" proprio non so chi siano. A questo punto risulta chiaro che il mio giudizio diventa solo ed esclusivamente tecnico. la storia, almeno per un profano, non è sempre chiara e risulta difficile da seguire. Poi abbiamo l'uso del passato... perché? Grave errore! Toglie l'immediatezza all'immagine e si finisce a "leggere" il film anziché "vederlo", ma questo è chiaramente un errore di inesperienza Cinematikiana che il produttore sicuramente non ripeterà nei prossimi capitoli della saga. Non conoscendo gli originali fatico a giudicare gli attori ma, così ad occhio, mi pare azzeccata la scelta di Ryan Phillippe mentre Kristen Dunst è quanto di più orrido (cinematograficamente parlando!) si possa immaginare. In attesa dei prossimi capitoli... Locandina bella ma troppo cupa.
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I Cavalieri dello Zodiaco Episode 2: Le 12 Case
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Chicago 1871
Ancora Cadillac Ranch che, dopo il meritato successo di molte sue pellicole indipendenti che ci hanno permesso di percorrere in lungo e in largo il favoloso West, ottiene la fiducia di Hollywood ed arriva a produrre una pellicola a più ampio respiro che, attraverso un affresco familiare degno di "C'era una volta in America", arriva a soffermarsi su una precisa pagina della storia Statunitense. Messo da parte il tono quasi esclusivamente cupo e tragico al quale la Cadillac ci aveva abituati, nella pellicola si ritrovano finalmente i momenti agrodolci della vita quotidiana dei protagonisti. Un grande cast ed una campagna pubblicitaria da far paura si contrappongono alla scelta di un regista, Richar Donner, che, seppure di grande esperienza, non sembra fare nulla di più che il suo onesto mestiere senza nulla voler aggiungere al film, ma probabilmente quella di scegliere un direttore che mettesse fedelmente in opera la stupenda sceneggiatura di Cesare Carugi è stata una precisa volontà della Cadillac Ranch. Da vedere, rivedere, e studiare attentamente.
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Il Cielo di Hollywood
Dopo mesi di assenza (a parte lo sfortunato documentario "YERBA DEL DIABLO: Istruzioni per l'uso" co-prodotto con la Marco Communication) ecco l'atteso ritorno sugli schermi di Cinematik per la Cristian Production. Non avevo dubbi che ancora una volta il presidente Cristian ci avrebbe deliziato con un'ottima pellicola ma lo svolgimento de "IL CIELO DI HOLLYWOOD" è addirittura stupefacente. Giocando con una sceneggiatura scorrevole e mai banale gli attori gareggiano tra loro cercando di superarsi scena dopo scena sempre ben controllati da un Joel Coen discreto ma incisivo. Ottima prova anche per la splendida Tea Leoni (chissà come sarebbe stato contento De Winter se al suo posto ci fosse stata Catherine Deneuve! Ma forse non c'è niente di meglio per un sogno se non rimanere tale... ). Nel complesso IL CIELO DI HOLLYWOOD è un bellissimo film che riesce ad essere allo stesso tempo drammatico, ironico e pieno d'azione ricalcando le orme di grandi capolavori del passato come "La Stangata" con l'aggiunta di un "Effetto Notte" targato USA che rende omaggio alla spettacolare macchina Hollywoodiana. Veramente una splendida prova di maturità per la Cristian Production e sfido chiunque a non tenere conto per i prossimi Ck Awards delle performance di attori del calibro di Hackman, Boyle e Warden. Locandina di per sé non spettacolare ma più che ottima per colpire lo spettatore.
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Le Colpe degli Altri
Non sbaglia un colpo Fantàsia Pictures che per la sua terza uscita chiama Wes Crawen a dirigere un horror di grande presa emotiva. Ancora una volta la qualità è di alto livello e la storia originale. Lo svolgimento ricalca a tratti "Il Tocco del Male" mentre l'abbondanza di scene pruriginose (perché si vede così poco Victoria Silvestdt? Già che c'era tanto valeva scoprire le sue doti...) potrebbe a tratti fare ricordare il collegamento sesso-morte tanto in voga negli horror anni '80. Ma Crawen non si lascia invischiare nei soliti déjà vu e "graffia" lo spettatore con un finale agghiacciante ma che farà la felicità di molti. Gli amanti del genere non possono perderlo.
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Cops
Essendo stato questo film rimontato da MAGIA Production ci asteniamo da ogni giudizio e vi invitiamo a vederlo per giudicare voi stessi.
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Il Crepuscolo degli eroi
Grande Clint! Uno dei pochi rimasti a far sì che comunque sia il film la spesa del biglietto sia ripagata. Se poi a chiamarlo è la Fantàsia Pictures per recitare con una sceneggiatura di Davide Pezzi allora veramente l'ingresso al cinema non ha prezzo. Una storia scritta per lui e, soprattutto, per la sua età. Una trama che passa in secondo piano se confrontata con l'atmosfera decadente, vera protagonista del film, che percorre tutta la pellicola e che ha la sua forza nell'approfondimento psicologico dei personaggi, costante della Fantàsia che però questa volta supera sé stessa. Ma il film non è solo Estwood ed anche il resto del cast non è da meno; in particolare Matt Dillon dimostra ancora una volta, dopo l'ottima interpretazione in Ragazza n.44, di essere un grandissimo attore e speriamo che, almeno questa volta, qualcuno se ne accorga ricordandosene al momento dei Ck Awards. Il prologo forse non era necessario ma ci poteva stare non fosse per la scena della doccia che, in questo film, ci sta come l'ormai mitico cavolo a merenda. Bella locandina che riporta l'atmosfera decadente del film anche se non ne rispetta a pieno il contenuto.
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Dalia Nera
Terzo film in tre mesi per la POM, che dopo i successi di Mosquito Attack! e de Il Caso Vertigo realizza al fianco della ritrovata Arcadia  Pictures un progetto molto complesso che trasuda fatica, passione e rispetto per l’originale ad ogni fotogramma. Essendo lo svolgersi degli avvenimenti inevitabilmente legata all’epoca della sua creazione, ricordiamo che il film è tratto dall’omonimo romanzo di James Ellroy a sua volta ispirato ad una vicenda realmente accaduta, il sempre ottimo ed affidabile Peter Weir  sceglie la strada del noir più classico lasciando briglia sciolta agli attori ed avvolgendo il tutto con azzeccate immagini cupe e torbide. La complessa ed ottima sceneggiatura ha costretto i responsabili del cast ad un superlavoro che nel complesso è da considerarsi positivo. Impossibile giudicarli tutti, diciamo che tra i promossi troviamo Laura Harring, Russell Crowe, Gillian Anderson,  ed un’eccelsa Diane Wiest, fantastica nella sua pur brevissima interpretazione. Tra gli onesti lavoranti Harvey Keitel, Dennis Hopper,  Sidney Pollack, e la maggioranza del cast la cui innegabile professionalità si confonde inevitabilmente nei mille rivoli del film. Passando alle delusioni invece dispiace nominare Nikki Reed il cui unico difetto non è nella recitazione ma nel fattore tutto psicologico di essere attesa come protagonista mentre in realtà risulta un opaco alone per tutto il film, ma ad essere sinceri non si tratta di una sua colpa. Deludente e senza appello invece la pessima interpretazione di Mickey Rourke. Discorso a parte per Edward Norton perfetto nella parte con i suoi ormai leggendari “occhi da pesce lesso”. Ma qui, andando incontro alla pubblica flagellazione (Mel, vieni a filmare anche questa!) mi/vi domando perché pur avendo la stessa oggettiva inespressività di, per esempio, Ben Affleck l’uno venga puntualmente, ed a volte giustamente, maltrattato, mentre Norton sia sempre supervalutato, che dipenda forse dal fatto che il primo è ritenuto un sex simbol mentre il secondo è sempre pronto a piagnucolare le sue disgrazie? Beh, sì, in effetti questa cosa fa molto più pena ed agli occhi dei critici, la maggior parte attori/registi falliti, può risultare una qualità non da poco. Nel complesso un gran bel film il cui difetto potrebbe essere l’altezzosità, rintracciabile in molti dei grandi noir della storia del cinema, con la quale sembra pretendere una rispettosa distanza del pubblico. Ottimo il sito già in pole position per i prossimi Ck Awards con approfondimenti e speciali di tutto rispetto. Locandina che omaggia Chinatown, buona scelta.
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La Danza Immobile
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Dark Knight
Inutile dire che non ho mai letto il fumetto dal quale è tratto questo film quindi il mio giudizio esula da qualsivoglia motivazione derivante dal paragone con l’opera di Frank Miller ma si basa esclusivamente sul Batman cinematografico. Dopo aver apprezzato “Batman” e adorato “Batman - Il Ritorno” il mio interesse per questo assurdo personaggio è andato scemando negli anni anche a causa della mediocrità che ha caratterizzatole pellicole seguenti, ad esclusione dell’ottimo “Batman - Il Ritorno del Cavaliere Oscuro”, confermata anche dall’ultimo della serie “Batman Begins”. Entrare al cinema per vedermi “Dark Knight” che altro non si preannunciava se non come una copia carbone della ultima uscita fatta dal Pipistrellone non è stata una delle cose che ho fatto con maggior piacere in questi ultimi giorni ed invece ecco che, con mia grande e piacevole sorpresa, mi sono ritrovato a gustarmi una gran bella pellicola nella quale Batman alla fin fine è solo un comprimario di gran lusso. Il vero protagonista del film infatti è un umanissimo Tenente Gordon intorno alla vita del quale si srotola una vicenda interessante ma fatta soprattutto di momenti ed emozioni della sua vita. Onore quindi allo sceneggiatore Dario Galassi ed alla sua casa di produzione che attraverso il Festival di Roma si presenta al pubblico di Cinematik con un biglietto da visita più che convincente. Buona nella media la regia di Guillermo Del Toro che a volte indugia in alcuni rallenty di troppo
ma comunque O.K.. Non tutte convincenti invece alcune scelte di casting. Pollice in alto per molti dei personaggi secondari che dall’alto del loro grande nome non hanno faticato ad interpretare il loro ruolo. Potrei addirittura azzardare che a mio avviso sono sin troppi i ruoli affidati ad attori con nomi altisonanti, ma è anche vero che nel cinema non è la prima volta che ciò accade; tanto per fare tre nomi diciamo O.K. per Glenn Close e Adam West (applausi per la scelta di West)
entrambi ottimi, così come O.K. per Ben Kinsley. Venendo ai protagonisti (o presunti tali) posso chiudere un occhio su Billy Zane che si presenta come un Batman non del tutto credibile, ma capisco che si tratta di un giudizio opinabile (a proposito, stesso discorso per Demi Moore), mentre decisamente il pollice è verso per Giancarlo Giannini. Mi è dispiaciuto alquanto vedere un attore che tanto ammiro in una parte così fuori ruolo. Sia chiaro, la sua interpretazione è stata pressoché perfetta, ma sin dalla sua prima uscita in combattimento, dove lo vediamo lottare e sul principio tener testa a ben a tre energumeni, mi ha innegabilmente fatto sorridere vedere questo vecchietto tanto agile e fulmineo, perché se è vero che anche Harrison Ford/Indiana Jones riesce in imprese impossibili per la sua età, è altrettanto vero che qui ci troviamo di fronte ad un personaggio che vuole essere vero, reale e fortissimamente umano. La pellicola scorre comunque molto bene dall’inizio alla fine e
l’unica nota importante che posso fare è relativa all’eccessivo uso della voce fuori campo, alla quale sia chiaro non sono contrario per principio, ma che Dario Galassi dovrà imparare ad usare con moderazione e solo ed esclusivamente quando necessaria alla situazione ed al personaggio; per il suo Batman non sempre mi è parso sia stato così. Locandina adatta ed accattivante. Giudizio finale decisamente positivo.
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Deep Space
Nuovo debutto al cinema virtuale di Cinematik. Questa settimana è Lucamax a presentare la sua prima produzione. Solo due settimane fa saremmo rimasti delusi da questo film corto ed all'apparenza incompleto ma, alla luce degli ultimi avvenimenti, ci siamo resi conto che i nuovi arrivati hanno bisogno di tempo e consigli per potere migliorare e tentare di inserirsi nelle zone alte della classifica. È con questo spirito quindi che diciamo che Deep Space essendo ben scritto, con personaggi ben delineati nei propri ruoli (con Fowler/Pitt che usa la parola "cazzo" praticamente in ogni frase), e con una storia che, almeno fino ad un certo punto, esiste, è il punto di partenza per un percorso che potrebbe portare la Lucamax alla realizzazione di films in grado di soddisfare maggiormente gli spettatori di Cinematik.
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Deep Space - Ritorno su B235
Riecco i nostri eroi che ripartono per il favoloso B235, il pianeta dove potrebbe accadere tutto ma in realtà non succede mai niente! A distanza di otto, o forse nove anni... (per qualcun'altro sono dieci), il gruppetto riprende la via per B235 in compagnia di un gruppo di costosissimi ed inutili soldati-modelli (non è un errore, non volevo dire modello ma proprio "modelli", ossia bei fighi) che pare credibile più per una nuova campagna pubblicitaria della "Compagnia delle Indie" che come comparse di un film. Il pubblico, dopo aver atteso tutto questo tempo per sapere cosa c'è su B235 ucciderebbe volentieri Baker quando sostiene che tornare indietro era stata l'unica cosa da fare ma, ingoiato il rospo, attende impaziente il "Ritorno su B235" e la partenza della spedizione che regolarmente avviene secondo i canoni stabiliti da Hollywood. Non sveliamo qui le sorprese che troveranno i protagonisti sull'inospitale pianeta e ci limitiamo a dire che la sceneggiatura del film è decisamente migliore di quella del primo episodio, con una storia che scorre tranquilla e veloce verso lo sconcertante finale e con dialoghi che appaiono credibili (almeno in un film di fantascienza). Gli attori principali fanno il loro onesto mestiere e la figura di Laura Sommers/Sigourney Weaver è abbastanza convincente ed azzeccata (sempre secondo i canoni stereotipati del genere). Notiamo anche con piacere che Fowler/Pitt, in attesa di questa seconda missione, deve aver preso lezioni di educazione e di dialettica (solo un "cazzo"... mi pare...). Locandina come il film, simile a quella del primo episodio ma leggermente migliore.
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Dieci Piccoli Indiani
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Dietro il sipario
Progetto particolare per la Nuoro's Production che con questa pellicola omaggia la comicità ormai scomparsa dei F.lli Marx e di Hellzapoppin. Uno di quei film che siamo abituati/costretti a vedere nei cineclub e che grazie al passaparola diventano dei piccoli cult. E questo Dietro il Sipario ha rispettato le regole attraversando trasversalmente per quasi cinque mesi i gusti degli spettatori e riuscendo addirittura a raggiungere la vetta del Box Office settimanale. Sceneggiatura semplice e senza sbavature, attori perfettamente a loro (dis)agio con un ottimo Johnny Deep sopra tutti che ancora una volta dimostra di poter fare qualsiasi cosa facendola bene.
Locandina da Cineforum.
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Dio del 36° Piano, Il
Seconda prova per Cassius' feeling for you ed un'altro giudizio positivo. Esattamente come accaduto per la recensione del primo film, non siamo qui a gridare al capolavoro ma il film ci è piaciuto. Gli attori sono adeguati ai ruoli ed i dialoghi interessanti. La pecca così come in "Never Look the Sky" sta nell'esile trama che sostiene il film e che non mostra la corda solo "grazie" alla durata che, però, lo fa apparire quasi un telefilm. Potremmo concludere anche questa volta con "pensiamo comunque a goderci la storia che risulta bella e mai noiosa".
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Divine Rock Street Band, The
Uno splendido debutto questa opera prima di Buster Films che dimostra il valore di questa nuova casa di produzione che abbiamo conosciuto al Cisterna Summer Festival. Il film è molto ben fatto e dettagliato anche se la storia non è particolarmente originale ed il finale non proprio azzeccato. Le ottime musiche ed un cast di bravi attori ne fanno comunque un film che riesce a non annoiare e che, potrebbe diventare il punto di riferimento per le nuove generazioni.
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The Divine Rock Street Band redux
Quello che era sembrato un progetto bizzarro riesce dove molti altri hanno fallito, ossia, migliorare una pellicola già di per sé notevole. La Buster Films, che debuttò con la prima versione di questa opera al CSF 2001, conferma la sua solidità rendendo la pellicola più scorrevole e scattante di quanto lo fosse l'originale e questo, naturalmente giova alla visione. Film dettagliatissimo e con la psicologia dei personaggi approfonditissima, continua però a rimanere una pellicola che sembra già vista e che pare costretta a seguire i binari forzati del business fino ad un finale che, al contrario, come si è visto non risulta gradito e non appare intonato al film. Le ottime musiche ed un cast di bravi attori, tra i quali spicca il bravissimo "cattivo" Seth Green, ne fanno comunque un film che non scade mai nella noia nonostante le tante, troppe, scene melodrammatiche, mal rese da un insopportabile e prolisso Macaulay Culkin. Locandina semplice ma che riesce ad attirare e calamitare l'attenzione.
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DL50
La Mascia Films del presidente Norman Bates si ripresenta al pubblico di Cinematik con una delle sue produzioni preferite, un b-movie. Dopo La Stagione dei Mangiacadaveri, che anche se non presentato come B-Movie potrebbe benissimo rientrare in questa categoria, e Morbosa Invasione ecco ora DL50. Diretto da Balaguerò con la solita nebulosità che ha caratterizzato Nameless e Darkness anche DL50 (a proposito, perché non chiamarlo DL50ness?) rimane in bilico tra il bene e il male (cinematograficamente parlando) senza svelare se il regista spagnolo è un furbo incapace o una promessa con pochi mezzi. Lo spunto della storia è più che sufficiente ma le immagini si susseguono in maniera sin troppo fumettistica al punto che a volte viene da chiedersi se stiamo guardando un film o leggendo un albo… se questo è veramente quello che voleva il regista per il suo film allora complimenti, in caso contrario pollice verso. Bravo e simpatico Eduardo Noriega che a tratti pare risucchiato dalle immagini più di come non dovrebbero esserlo in realtà. Presentato in poche sale e con poche pretese DL50 svolge il suo compitino senza strafare. Locandina piacevole che potrebbe attirare nei cinema gli amanti del genere.
Appena sufficiente.

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Doppia Corsia
Il film con il quale Tommaso Marino decide di mettere alla prova la sua abilità di sceneggiatore originale è tutto e il contrario di tutto. Volendo essere cattivi non sarebbe difficile demolirlo. Il regista Joel Schumacher è onestamente sui binari ormai classici dei nostri giorni, gli attori sono bravi a sostenere il loro ruolo senza strafare, la sceneggiatura è originale ma tutto sembra già visto… insomma si potrebbe andare avanti così a tutto campo. Allora perché me lo sono divorato senza distrarmi un solo momento? Troppo facile dire che è perché il film è breve, in realtà bisogna ammettere che la sua struttura è ottima e non lascia scampo allo spettatore che, volente o nolente, è costretto a seguire il ritmo della pellicola. Personalmente un motivo in più del mio apprezzamento è dovuto al fatto che ho visto in questo film molte similitudini con un altro che mi è tanto caro qui a Cinematik, Dante’s Triangle. La storia di Doppia Corsia infatti mi è parsa tranquillamente assimilabile tra le varie che si intrecciano nella pellicola diretta da David Fincher e questo è probabile che, almeno sotto un punto di vista emotivo, possa avere influito positivamente sulla valutazione finale al film di Tomo. Lode allo sceneggiatore per essere riuscito a creare una sceneggiatura originale breve ma intensa e con personaggi molto ben delineati nelle loro sfaccettature. Discreta la locandina.
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Doppio Colpo
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Dragonlance chronicles - il bastone di Mishakal
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E-Lo
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Emiliano Zapata
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Fahrenheit 451
Torna a sfiorare il massimo il mio personale giudizio e questa volta il valore è tutto e solo nella pellicola. Fino a pochi minuti dalla fine pensavo che Fahrenheit 451 sarebbe stato il film giusto per riuscire a scaldare la barra di valutazione fino al valore massimo di 100° C (212 F !!!) poi un finale leggermente accelerato mi ha tolto questo piacere ma rimane comunque la soddisfazione di avere visto uno tra i migliori films finora proposti a Cinematik. Con un budget di 93.890.000, divisi tra l'ormai affermata World Entertainment e l'esordiente Arcadia Production, Fahrenheit 451 risulta secondo come sforzo produttivo solo a James Cameron's Spiderman che sarà però ampiamente superato con i diritti dovuti per il libro da cui è tratto, ed i risultati si vedono subito. Il film coinvolge lo spettatore sin dalle prime immagini e tutto lo svolgimento è lineare e scorrevole grazie all'impeccabile regia di Coppola. Un Ralph Fiennes da brivido è la ciliegina che completa un cast tutto all'altezza di quello che si preannuncia come un successo di critica e pubblico senza precedenti e già in pole position per i prossimi Ck Awards.
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Fiori per Algernon
Che bello questo film! Attira, entusiasma, rattrista, commuove ma senza mai annoiare. Sceneggiatura impeccabile ed attori bravissimi sono il degno completamento per una storia meravigliosa (scritta molto prima di altre simili viste ad Hollywood), ed il risultato finale è un'opera che rimarrà indelebile nella storia di Cinematik. Credete che esageri? Chissà, forse è vero, forse è solo il mio sentimentalismo che prevale, ma personalmente è il film che finora più mi ha colpito.
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Forgotten Crossroads
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Freight Yard 114 - Scalo ferroviario 114
Continuano le uscite a raffica per i films di Cadillac Ranch, e con quest'ultima pellicola torniamo ad occuparci della serie ispirata ai brani musicali di Bruce Springsteen. Ci troviamo di fronte ad un'opera ancora una volta di prima qualità che comprende al suo interno i due picchi assoluti del produttore: un primo tempo che sfiora il capolavoro con ambientazioni e caratteristiche essenziali e praticamente perfette si contrappone ad un secondo tempo dove la la necessità e la voglia di mostrare la disperazione e la tragedia prendono la mano allo sceneggiatore ed il continuo susseguirsi degli eventi, anziché colpire lo spettatore, risulta freddo e quasi programmato. Nonostante questo, il giudizio medio della pellicola è ottimo e la Cadillac si riporta sui livelli altissimi che l'hanno resa famosa.
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Friends - Opportunismo ed egoismo a New York
Carino questo telefilm, opps.., questo film. Ma già che l'ho detto, cominciamo una volta tanto dai difetti, ed il difetto del film sta prorpio nella durata che è decisamente più da telefilm. Se aggiungiamo che anche la storia, seppure carina, è decisamente leggera al termine della proiezione non si può non pensare di essere stati davanti alla TV ed avere visto una puntata di "Saranno Famosi". Allora perché non mi è dispiaciuta la visione del film? Probabilmente perché i personaggi femminili sono delineati benissimo come non mai prima d'ora a Cinematik ed i dialoghi veri e realistici. Chissà, magari seppur senza strafare, questa pellicola, leggera sì, ma molto, molto carina, potrebbe ben comportarsi ai botteghini.
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Fuga dal Natale
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Fuoco e la Tempesta, Il
La sceneggiatura, scorrevole e ben scritta, ma in qualche passaggio lacunosa, lascia liberi gli attori di dare il meglio di sé ma la bellissima Alyssa Milano non sempre riesce ad immedesimarsi in una Melissa non ben identificata. Anthony Stewart Head compie il suo dovere senza lode e senza infamia mentre sembra fuori parte una deludente Michelle Pfeiffer. Bravo David Bowie, torbido e sornione. In conclusione un film niente male il cui maggiore difetto, come per tante opere prime, sta nel mancato approfondimento. Colpevole di questo un Danny Boyle praticamente inesistente. Una partenza in sordina per Hecates che riesce a sfiorare la sufficienza grazie ai tanti buoni ingredienti che ha usato, ma la prossima volta dovrà cucinarli con un po’ più di attenzione.
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Galveston Bay
Dopo un breve periodo di riposo torna Cadillac Ranch che, com'è ormai sua abitudine, sforna un prodotto di primissima qualità. Già. come d'abitudine. Ma ci si può abituare al bello? Evidentemente sì. Galveston Bay è un film che, se fosse stata opera prima di un nuovo produttore avremmo gridato al miracolo ma, da Cadillac Ranch, ci si aspetta la perfezione e, questa volta non c'è. Il film, di per sé bellissimo, si ferma ad una visione superficiale di tutti i temi sfiorati senza riuscire ad approfondirne nessuno e lo spettatore lascia la sala sì consapevole di avere visto una pellicola di grande valore, ma non completamente soddisfatto. In conclusione, un ottimo film ma, per fortuna,..."nobody's perfect"!
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Gaspard Ouralphe - Il Più Grande Cuoco Di Francia
Strano film questa nuova produzione della Nightbay Studios, anzi strano e basta perché film in realtà non lo è. Si tratta di un'opera che difficilmente vedremmo nei cinema tradizionali dove non troverebbe pubblico e che forse solo cercando faticosamente nelle sale d'essay riusciremmo a rintracciare ma, fortunatamente, il mondo di Cinematik è diverso dal mondo reale ed il presidente DeLorenzi questo lo sa bene, ed ora che la sua casa di produzione si è definitivamente affermata, può permettersi di scherzare con il suo pubblico presentando una piccola pellicola basata su una struttura completamente teatrale. La trama ha precedenti ben più illustri il cui paragone è improponibile. ed a dire il vero appare abbastanza scontata e non particolarmente originale ma se rapportato alla semplicità del progetto si può dire che nel complesso il tutto finisce con il funzionare grazie alla grandezza di un Ian Holm che vale da solo il prezzo del biglietto. È tutto qui. Locandina orribile.
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Genocidio
Che dire di questo documentario se non che vi si trova tanto sentimento e tanta buona volontà? Se l'intenzione del regista era, come recita il sottotitolo, "per non dimenticare", allora l'operazione può considerarsi riuscita ma, sotto il profilo cinematografico, si è visto di meglio. Considerando che il nostro giudizio deve essere in questa direzione, pur prendendo atto delle buone intenzioni del produttore, dobbiamo constatare che il film rientra nella media dei tanti documentari televisivi trasmessi sul piccolo schermo e che (fortunatamente) non aggiunge nulla a quanto già visto in precedenza.
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Geronimo è morto
Nulla da dire per quanto riguarda la storia, la sceneggiatura, gli attori e la recitazione se presi singolarmente, ma il film nel suo complesso non raggiunge i risultati delle precedenti opere di Cadillac Ranch. La discreta partenza va rapidamente scemando verso una parte centrale che non riesce a permearsi della necessaria atmosfera "noir" finendo per annoiare lo spettatore. Non basta una ripresa di ritmo nel finale per elevare sopra una accademica sufficenza un film al quale manca quasi completamente la direzione registica e dove, purtroppo, nessun protagonista sembra in grado di dialogare con gli altri. Per contro, una menzione particolare va a Connie Nielsen ed alla colonna sonora vere protagoniste dell'opera.
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Gehrig
Questo "Gehrig" diventerà un cult per gli amanti del baseball mentre per quasi tutti gli altri rimarrà il solito film americano sullo sport come tanti altri se ne sono visti in questi anni. Io ammetto che sarei tentato per la seconda ipotesi se non fosse che ci troviamo ancora una volta di fronte alla ormai costante primissima qualità dei lavori proposti dalla Cadillac Ranch e non posso far altro che ripetermi ancora una volta ed elogiare Cesare Carugi per il bel lavoro fatto. La sceneggiatura come al solito è pressoché perfetta e le uniche pecche arrivano dalla locandina, a mio giudizio un po' confusa anche se piena di simbolismi, e dalla linearità Hollywoodiana che percorre tutta la pellicola. Un film insomma che pur facendo la felicità economica del produttore difficilmente entrerà nella storia del cinema ma che è pur sempre nello standard "Cadillac", e scusate se è poco. Locandina fuorviante.
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Giocando a fare il morto
Ancora un d'essay per la Gongo Films che torna a presentarsi in solitario al cinema virtuale dopo due co-produzioni. La scelta di affidare a Polanski la direzione di questo film non mi sembra felicissima ma alla fine il buon vecchio Roman, come sempre, non delude. Buona anche la prova di Quaid che cavalca una storia cupa e malata  mentre, per la parte dell'inebetita Nadine il regista, memore dell'inespressione già "espressa" in "Luna di Fiele" non deve avere avuto dubbi sulla scelta della bellissima Emmanuelle Seigner. Un'opera decisamente interessante che, con una piccola iniezione di fiducia da parte dei produttori, avrebbe meritato di essere sviluppata in maniera più ampia.
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II Gioco Di Gerald
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Giovane Holden, Il
Non si può negare che questo film rappresenti una splendida opera prima per la giovane Arcadia. La struttura è particolarmente curata ed i movimenti della camera meravigliosamente descritti, ma..., non so,... c'è qualcosa che non mi convince. È una pellicola strana, che rimane fredda e non è riuscita a coinvolgermi come mi sarei aspettato. Il protagonista mi è sembrato lontano e tutta la storia è stato un qualcosa che ho visto, al quale ho assistito, ma che non mi è appartenuto. Chissà, forse rivedendola con uno stato d'animo diverso le sensazioni sarebbero altre... Locandina da brivido.
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Giungla d'asfalto, La
Poteva risultare molto rischioso riportare sullo schermo un vero e proprio capolavoro del cinema noir come "The Asphalt Jungle" ma la Cadillac Ranch, come sempre attenta e precisa, è riuscita nell'impresa di presentare alle nuove generazioni il classico di John Houston. Già più volte ripreso sotto i suoi diversi aspetti, probabilmente in qualche modo ispiratore del re dei crime-movies, quel "Rapina a Mano Armata" (The Killing) di Stanley Kubrick, "La Giungla d'Asfalto" è uno di quei films che produttori e registi guardano con deferenza e la forza del film della Cadillac sta proprio nel rispetto dimostrato nei confronti dell'originale. È pur vero che il bravo regista si diverte a giocare con piano sequenza improponibili negli anni '50 ma non dimentichiamoci che nel cinema moderno i lunghi piano sequenza servono quasi esclusivamente ad omaggiare i grandi registi del passato che li avrebbero voluti, ma non poterono farli se non con stratagemmi alla Hitchcock in "Nodo alla Gola". Splendida prova corale degli attori dove spiccano James Caan e Tom Hanks che, più che per le sue indubbie qualità di attore, si avvale del grande personaggio da lui interpretato che sovrasta tutti gli altri proprio perché in realtà non è assolutamente predominante. Non suscita né pietà né disprezzo ma è solo un uomo coinvolto nel fallimento dell'atto criminoso. Un film di altissimo livello che appare dalla prima all'ultima sequenza come una creatura del miglior Carugi e del miglior Houston. Dopo 52 anni, i cavalli che tornano a correre intorno a Dix (una delle scene più belle in assoluto del cinema di tutti i tempi), potrebbero far scoprire, a coloro che si sono avvicinati da poco tempo al grande cinema, le origini dei vari Tarantino & Co.
Locandina bella da vedere ma fuorviante.

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GMG 2000
La Acp debutta in solitario con un reportage sulla GMG 2000. Diciamo subito che il giudizio non è paragonabile con quello che viene solitamente assegnato alle pellicole tradizionali ma vuole premiare il buon lavoro fatto dal produttore che riporta fedelmente, da perfetto documentario appunto, il viaggio di un gruppo di scatenati ragazzotti. Considerando il suo scopo di rendere partecipi più persone possibili dell'esperienza possiamo considerare l'opera riuscita ed assegnarle una sufficienza piena. Un discorso a parte andrebbe fatto sui protagonisti dell'avventura che, nel nome del Papa e di Gesù Cristo, trascorrono una vacanza al limite della civiltà sguazzando nella melma, dormendo in terra, orinando contro i muri, cercando di spiare le ragazze mentre fanno la doccia e chi più ne ha più ne metta. Forse che il cristianesimo comprenda il rifiuto del rispetto alla propria persona? Ma questo nulla ha a che vedere con il film/documentario. Buona visione e...attenti a dove mettete i piedi.
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Ghosts
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Grafite
Il mio rapporto con i lavori della Nuoro Production è da sempre un po' difficile. Se da una parte infatti il bravo Fabrizio Casu è indubbiamente uno dei migliori sceneggiatori e scrittori (perché non dimentichiamo che i suoi lavori sono sceneggiature originali) di Cinematik, dall'altra sembra che scelga accuratamente i suoi soggetti tra quelli che meno potrebbero interessarmi ed infatti, visto che i gusti son gusti, spesso dalla media tra le due cose ne scaturisce un giudizio discreto ma nulla di più. Tra questi Saga, Saga II e Dietro il Sipario, tutti ottimi lavori ma che non sono riusciti ad avere la mia attenzione al momento della visione, od anche Doppio Colpo, altra sceneggiatura originale scritta in maniera magistrale ma che sprizzava omaggi a Tarantino da ogni scena quando ormai da parte mia avevo raggiunto la saturazione di "Tarantinate", insomma, sembrava proprio che nonostante il mio amore per il Cagliari e la Sardegna il mio rapporto con Nuoro non non riuscisse a decollare ma ora, finalmente, dopo la visione di Grafite posso sinceramente scrivere una recensione completamente positiva. Come la solito ottimo script semplice all'apparenza ma in realtà solido e molto curato. Buona la scelta del cast con Eastwood, Goodman e Pepper, senza dimenticare il sempre bravo William H. Macy, a gareggiare in bravura. Sotto tono, ma in questo genere di film purtroppo è normale, i personaggi femminili. Il personaggio di Cate Blanchett mi è sembrato un po' forzato anche se comunque chiaramente necessario, mentre purtroppo mi è parsa sciupata l'immensa bravura di un mostro sacro come Vanessa Redgrave. Bel titolo, discreta locandina.
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Grande Follia, La
Così come gli sportivi, dovo avere affrontato periodi di super allenamento, sono costretti ad intervallare la preparazione con periodi di riposo, anche per i produttori che ci hanno abituato a sfornare opere di alto livello ogni tanto arriva il momento di prendere un po' di fiato. È il caso della Cristian Production che mette sul mercato questo film senza troppe pretese che prende spunto dal celeberrimo "La Casa dei Fantasmi" senza però riuscire a riprodurne l'ambientazione affascinante e sinistra. La sceneggiatura come al solito è scorrevole peccato che durante la visione del film non accada praticamente nulla di realmente interessante. Rimane un discreto finale, non troppo originale, ma in grado di lanciare un un chiaro messaggio adattissimo ai giorni nostri. La notevole campagna pubblicitaria che accompagna l'uscita del film potrebbe aiutarlo a portare qualche soddisfazione economica al suo bravo produttore del quale aspettiamo fiduciosi la prossima uscita.
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Grigio, Il
Il debutto di Derimau può vantare una buona sceneggiatura, ben scritta, che però non riesce a scrollarsi di dosso la teatralità del soggetto. Moretti è sempre Moretti (anche troppo, potrei dire che sa essere "solo" Moretti, ed allora chiamarlo attore non è proprio esatto), e gli altri umani, per il poco loro concesso, fanno il loro mestiere. Ma poi ci sono loro, gli animali…veramente fantastici! Il topo riesce a sovrastare Moretti non solo nel finale ma per tutto il film ed il cameo del gatto è veramente superlativo! Tornando serio, il grosso difetto della pellicola è tutto nella mancanza di personalità che non le permette di elevarsi a livello cinematografico schiacciando così una buona idea a poco più di una buona lettura. Insomma, come si è detto tante volte…era meglio il libro. Tenendo conto che si tratta di un'opera prima bisogna comunque dire che Derimau promette bene e sicuramente saprà togliersi delle belle soddisfazioni.
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Guerra e Pace
Deludente il debutto di Matuca che si presenta al giudizio del pubblico di Cinematik con un'opera all'apparenza dettagliata ed accompagnata da un battage pubblicitario dalle grandi promesse. Purtroppo alla resa dei fatti il film non va oltre un'accademica descrizione del libro. Il regista è completamente assente e gli attori inesistenti. Aspettiamo Matuca all'esame di riparazione certi che dopo avere studiato i gusti del pubblico sia in grado di fare molto di meglio.
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Guida galattica per gli autostoppisti
Nuovo lavoro per Gargamella Pictures che con questo film avrà sicuramente l'occasione di rifarsi per le perdite subite con lo sfortunato sequel di "Julia Kendall". Questa "Guida" infatti risulta piacevole da vedere e decisamente divertente. L'eccesso che trasborda in vari punti è da ritenersi pregio e non difetto ed anche la consueta lunghezza della pellicola, marchio di fabbrica del produttore, risulta consona ad un'opera che non annoia mai e che certamente raggiungerà le zone alte delle classifiche. Se poi impastiamo il tutto con l'ormai collaudata professionalità della casa di produzione otteniamo un giudizio più che positivo.
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Hidden Pathways: Passaggi nascosti
La splendida locandina dice già tutto sul film...un uomo perso in un labirinto oscuro senza tempo. Cadillac Ranch torna con una storia intrigante ma a tratti incomprensibile. Una lunga serie di flash e visioni che finiscono per creare nello spettatore una confusione visiva e mentale che non sempre giova al film. Un merito a Branagh per avere "usato" furbescamente il solito Osment stravolgendone in realtà la parte. Nel complesso un'opera più che sufficiente alla quale servirebbe la proiezione su schermo IMAX per amalgamare il pubblico con l'interno dei suoi complicati meccanismi.
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Hidden Pathways
Al momento della sua prima uscita scrivemmo: "La splendida locandina dice già tutto sul film...un uomo perso in un labirinto oscuro senza tempo. Cadillac Ranch torna con una storia intrigante ma a tratti incomprensibile. Una lunga serie di flash e visioni che finiscono per creare nello spettatore una confusione visiva e mentale che non sempre giova al film. Un merito a Branagh per avere "usato" furbescamente il solito Osment stravolgendone in realtà la parte. Nel complesso un'opera più che sufficiente alla quale servirebbe la proiezione su schermo IMAX per amalgamare il pubblico con l'interno dei suoi complicati meccanismi". Allora perché oggi il ricordo del film è completamente positivo? È evidente che i pregi del film riescono a coprire completamente i pochi difetti della pellicola e la sceneggiatura di Cesare Carugi, unita alla splendida regia di Branagh, meritatamente insignito del Ck Awards, ne fanno uno dei migliori film di Cinematik. Per veri intenditori. Locandina superlativa.
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The Hobbit
Peter Jackson, insieme alle tre pellicole che compongono "Il Signore degli Anelli", ha voluto portare sullo schermo anche il libro dal quale poi sarebbe nato il capolavoro che ha reso famoso Tolkien. The Hobbit purtroppo, ha finito col diventare una specie di prologo della storia descritta dallo scrittore sudafricano eppure, continua a rimanere un episodio ben distinto ed a sé stante. Forse per questo il regista ha preferito usare una tecnica molto diversa nella realizzazione, che forse meglio rispecchia l'atmosfera del racconto, ma che rende difficile allo spettatore un eventuale accostamento con i tre "Il Signore degli Anelli".  Questo "The Hobbit", infatti, appare più come la trascrizione in chiave fumettistica del racconto ed in particolare Gollum e soci, se non fosse per gli attori in carne ed ossa, ricorderebbero molto da vicino i personaggi del vecchio film di Ralph Bakshi. Nel complesso, per la E&G una prova più commerciale ma comunque convincente, che dovrebbe dare alla casa di produzione romana, quelle soddisfazioni economiche che non era riuscita ad ottenere con le pellicole precedenti.
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Homicide
Primo film ad episodi di Cinematik ed a presentarlo è la Gongo Films del presidente Norman che sta attraversando un periodo decisamente favorevole. In verità due dei tre episodi già li abbiamo gustati al Cortimatik Festival. Si tratta dell'interessante Barry, Nosh, Eddie e Joe, visionario ed allucinato al limite della comprensione ma a mio avviso molto bello, e di Oggetti smarriti, vero capolavoro che inspiegabilmente non è riuscito a portarsi a casa la vittoria al festival ma che sicuramente si rifarà con questa distribuzione nei cinema virtuali. Unico inedito Responsabilità che, come Barry, Nosh, Eddie e Joe, pare scritto sotto l'effetto di allucinogeni ma qui l'ossessione del protagonista viene più narrata che vista e la voce fuori campo finisce per angosciare lo spettatore non tanto per quello che dice ma per il solo fatto di esserci tanto da risultare eccessiva... voluto? Mah! Nel complesso un vero d'essay da non perdere per nessun motivo. Bella, molto bella la locandina.
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Immaginary Line (Linea immaginaria)
Il nuovo lavoro di Cadillac Ranch è un film che non colpisce direttamente il pubblico, non esplode in sensazioni forti ma, al contrario, implode lentamente su se stesso, scena dopo scena, fino a spegnersi completamente lasciando ogni singolo spettatore padrone unico di quanto assistito. Con una sceneggiatura curata nei minimi particolari ed un Nicolas Cage che a tratti supera la linea immaginaria della disperazione, il film è sconsigliato alle persone depresse. Ancora un'opera di prima qualità per Cadillac Ranch che conferma la maturità raggiunta con il precedente Sleep fo The Dead. Che volete di più?
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Indian Story
Opera con la quale la E&G si è fatta conoscere al CSF, questo "Indian's Story" ha le carte in regola per non passare inosservato. Impegnato ed ambizioso non è chiaramente un film con il grande pubblico come target ma pare destinato ad una platea di cinefili che troveranno in questa pellicola la pura essenza di "Balla coi Lupi", ma senza zucchero e sfrondato da qualsiasi cosa possa anche lontanamente ricordare Hollywood. Film breve ma solido sostenuto da una buona sceneggiatura (anche se non sempre impeccabile) che sicuramente darà molte soddisfazioni, se non sotto il punto di vista finanziario almeno sotto quello della notorietà, alla casa di produzione.
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Indiana Jones e la maledizione Azteca
Due graditi ritorni: World Entertainment ed Indiana Jones. La casa di produzione più lanciata del momento rispolvera il mito del grande archeologo e richiama in servizio Harrison Ford che, sebbene non sempre appaia credibile, mantiene intatto il suo fascino e la sua bravura. Purtroppo non altrettanto si può dire per il deludente Mc.Gregor e, peggio ancora, per la povera Theron. Eppure il film scorre lineare e risulta godibilissimo. Merito della sceneggiatura che ricrea ancora una volta l'immaginario di Indiana Jones, con le sue avventure e le sue ironiche espressioni. I complimenti per la buona riuscita dell'opera vanno quindi più allo sceneggiatore che non agli interpreti ed al regista che riflettono esclusivamente sé stessi senza ambire a rinnovare il continuo della saga spilberghiana. Un plauso anche alla locandina, ma è quella che userà Spilberg nella realtà?
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Intolerance
Chiedo scusa agli autori ed a quanti sono arrivati a questa pagina per sapere il mio giudizio sul film. Posso solo dire che tutto quanto si vede nella pellicola è volutamente eccessivo e riesce nel suo intento di colpire nel profondo ma per la visione dell'ultima parte ancora non sono pronto ed ho preferito uscire dal cinema prima della fine del film. Mi rendo conto delle buone intenzioni dello sceneggiatore e devo ammettere che i funambolici eccessi visivi ai quali sono stato sottoposto fino al momento della mia rinuncia, anche se a chiunque abbia un pizzico in più della mia assoluta mancanza di moralità potranno apparire malsani, mi hanno dato piacevoli sensazioni. Ma per il finale no, non sono ancora pronto; mettere il sale sopra una ferita ancora aperta, e chi mi conosce sa che non lo dico solo per dire, mi sembra crudele. Per ora un'interessante prima parte, purtroppo non priva di molti errori, mentre per il resto, ... riparliamone a mente fredda.
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Inutile Negarlo...
Dopo l'apparizione al Cisterna Summer Festival arriva sugli schermi l'ultima fatica di Mercurio. Supportata da una discreta sceneggiatura completamente originale è una storiella estiva delicata, simpatica e divertente che si snoda attraverso l'estate di un gruppo di adolescenti alle prese con i primi bollori sessuali. Tra chi rimarrà deluso e chi troverà l'amore il film è realista al punto giusto e girato con tanto buon gusto. Gli attori recitano con naturalezza e l'unica stonatura del film sono le bellone famose. Anche la colonna sonora, teen-ager dipendente, è comprensibilmente scontata ma, del resto, chi l'ha deciso che il cinema italiano deve per forza essere impegnato e magari anche un po' triste e noioso?
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Invito a Cena
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Jacarè
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James Cameron's Spiderman
Grande lavoro di Gargamella per la presentazione del suo nuovo film. Tutto curato nei minimi dettagli, un vero kolossal. Ancora una volta, come già capitato per la sua opera prima, è la durata che fa sorgere qualche dubbio: erano necessarie quattro ore per presentare questo Spiderman? Sicuramente grideranno di sì gli amanti del supereroe che ne avrebbero volute almeno il doppio, mentre chi come me si interessa ai fumetti solo marginalmente, intervistato all'uscita del cinema non può che dichiarare: "Bello, molto bello, ma decisamente noioso e prolisso in alcune parti... se solo fosse durato al massimo due ore e mezzo...".
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John Grisham's The Patner
Ritorno in pompa magna per la Cristian Production che si riaffaccia a Cinematik con tutte le carte in regola per sbancare i botteghini. Un legal thriller tratto da un romanzo di John Grisham recitato da Tom Cruise... vabbé, lasciamo da parte l'originalità e godiamoci una pellicola che sa trasportare lo spettatore per due ore in un intreccio che si delinea molto bene grazie ad una sceneggiatura scorrevole e ben scritta. Ancora una "Cristian Production" come piace a me, con l'eleganza e la raffinatezza che contraddistingue la casa di produzione laziale. Con un minimo più di impegno magari mi sarebbe piaciuto sapere qualcosa di più dei personaggi ma questo è Hollywood, prendere o lasciare.
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Julia Kendall: Psicologa criminale
Seconda prova per Gargamella che torna ad offrire al pubblico un soggetto tratto da un un fumetto riuscendo questa volta a rendere il tutto Cinematikamente molto apprezzabile. La storia desta sin dall'inizio l'attenzione del pubblico scorrendo sui binari classici del thriller ma innalzandosi dalla mediocrità grazie ad un'ottima sceneggiatura ed a dialoghi sempre piacevoli e ben cadenzati. Un giudizio quindi completamente positivo per questo film che dimostra come Gargamella Pictures abbia fatto tesoro delle ingenuità riscontrate nella sua opera prima mettendo, se necessario, ancora più in rilievo le sue evidenti capacità narrativo-cinematografiche.
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Julia Kendall - Sulle tracce del mostro
Un po' di delusione per questo atteso seguito. Stilisticamente confezionato con grande cura ed attenzione quello che delude è la storia decisamente meno avvincente del capostipite. Con un cast di attori interessante ma generalmente sotto tono il film, viste le attese, non si può considerare completamente riuscito.
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Il Killer
Dato per scontato che non ci troviamo di fronte al miglior film della fantàsia, in questo "Il Killer", remake del film di John Woo del 1989 qui omaggiato grazie al suo attore "feticcio" Yun-Fat Chow, ritroviamo comunque tutta la professionalità e la perfezione della casa di produzione Sammarinese. Pur non essendo un estimatore delle pellicole d'azione devo comunque ammettere che questo film riesce a prendere lo spettatore scena dopo scena anche grazie alle sue atmosfere esotiche ed originali (vedere per credere tutta la parte finale). Coraggiosa la scelta di un regista affermato ma non famosissimo come Hill che ancora una volta dimostra di saperci fare con la macchina da presa molto più di tanti "geni" che spuntano al giorno d'oggi ma che in realtà sono in grado di fare un bel film e poi più nulla. Bravi Mortensen e Fishburne ma una nota di merito anche per Bowie che cerca di sdoganarsi dal suo solito personaggio ambiguo.
Inutile dire che anche per ciò che riguarda la locandina non ci troviamo di fronte alla migliore eseguita dalla Darkman
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Koko
Mah, certo che non è facile dare un voto a questo film. Non per ragioni particolari ma semplicemente perché non lo si è visto tutto. Era capitato di vedere episodi che rimandavano ad una seconda parte ma mai si era incappati un un "arrivederci alla prossima puntata". Finora il film è interessante ma, per ovvie ragioni, la barra di valutazione rimane ferma su temperature freddine. Vedremo il seguito.
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Leo Pulp: la scomparsa di Amanda Cross
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Liberty Island
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Linea d'ombra
Un bravo Jude Law, diretto da un Roman Polanski che fa il verso a sé stesso, per una pellicola che conferma la Nuoro's tra i nuovi giovani leoni di Cinematik dopo la parentesi sfortunata, se si considerano gli incassi ma di certo non per le critiche, di Saga, e questa volta la giovane casa di produzione corregge il tiro e si dirige anche al grande pubblico sfornando un thriller psicologico solido e ben delineato. Non entriamo nei particolari della storia per non togliere il piacere della visione agli spettatori e ci limitiamo a dire che la storia è molto ben congeniata e scorre senza intoppi fino ad un finale che, anche se sarà intuito dai più sin dalle prime battute, si adatta perfettamente al film. Bel film.
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Lord of The Pigs (The)
Oggi nel pomeriggio ho visto The Lord Of The Pigs (lo so che non è ancora presente nei cinema, e VK non mi ha mandato anteprime ma... sono o non sono un mago?), e devo dire che mi sono divertito. Certo, il produttore ci aveva avvisato che non puntava al capolavoro ed infatti la pellicola è ben distante dai vecchi picchi toccati dal genio di Mel Brooks e la comicità ricalca molto da vicino il "nuovo" Mel Brooks, quello di Robin Hood, che potremmo ormai quasi paragonare al nostro Ezio Greggio ed al suo Il Silenzio dei Prosciutti e che, a dire la verità, non è che mi faccia impazzire. Come nella maggior parte delle parodie non tutto risulta essere allo stesso livello ma un plauso particolare se lo merita, questo bravo sceneggiatore, perché è stato in grado di creare una parodia originale che risulta piacevole e scorrevole e, lasciando da parte i preconcetti, bisogna ammettere che a tratti ci si diverte e che molti episodi sono gradevolmente debordanti. Nel cast non brillano particolarmente nè Ben Stiller nè un deludente (ormai da troppo tempo) Leslie Nielsen che non riescono ad attirare la simpatia del pubblico. Molto bravo invece Martin Short e, soprattutto, un "grande" Danny De Vito che si fa carico di trascinare quasi da solo la pellicola nei momenti meno interessanti. Nel complesso un film piacevole. Locandina in linea con il film.
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Love and Theft
Cambio di rotta per la Cadillac Ranch che torna nei cinema con una interessante pellicola che tocca direttamente i tasti del sentimento. Inutile dire che la sceneggiatura di Cesare Carugi è ancora una volta al limite della perfezione anche se le caratteristiche della storia, non particolarmente originale, rendono qualche dialogo apparentemente lungo e prolisso, ma forse è proprio questa l'atmosfera che lo sceneggiatore voleva creare. Attori sopra la sufficienza per un film che nel complesso è un buon punto di svolta per la Cadillac. Come sempre molto curate le musiche e ben strutturato il sito. Completa il tutto una locandina finalmente piacevole.
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Lunga notte, Una
Uno strano film, sempre in bilico tra le varie situazioni e che non riesce a prendere una direzione precisa. La Marco Communication propone una pellicola ben fatta ma senza pretese che permette, a chi non si pone troppe domande, di trascorrere un paio d'ore divertendosi tra improbabili cadaveri ed autopsie. Uno Stallone anch'egli improbabile ma che, un po' a sorpresa, riesce a sostenere fino in fondo il suo impacciato personaggio. Nel complesso un film che potrà togliersi molte soddisfazioni ai botteghini.
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Lupin III - Il Segreto di Rommel
Un altro buon esordio a Cinematik. Gargamella Pictures inizia la sua avventura nel cinema virtuale con un'opera stilisticamente impeccabile che rimane abilmente in bilico tra il cinema ed il fumetto e che farà la felicità dei patiti del genere. La ricerca ossessiva della perfezione, che si evidenzia con lunghe descrizioni, a volte inutilmente prolisse, che a lungo andare causano una perdita di concentrazione nello spettatore, sono l'unico neo in un film altrimenti avvincente, godibile e divertente. Un buon film per un esordio che è già una certezza.
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Magia dell'Amore, La
Torna Mercurio e questa volta è solo. Il risultato è un altro buon film che all'apparenza potrebbe sembrare  il solito hollywood-sentimentale mentre, a ben guardare, la forza dell'opera è soprattutto nella sua vena giovanilistica che si fa strada a poco a poco permettendo ai due ragazzi di rubare la scena agli adulti. Quegli adulti che, incapaci di credere ancora nell'amore, lasciano ai figli la sua magia piena di sogni e di speranze.

                   

Maledetta Galassia
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Mandrake
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Marianna Sirca
Un grande sforzo produttivo che mostra i pregi ed i difetti dei film americani ambientati in Italia. Il discreto lavoro di Scorsese su una sceneggiatura niente male si perde un po' in mezzo ad un cast che vede una brava Penelope Cruz affiancata ad un improbabilissimo Jude Law. Se l'affinità delle etnie Sarda ed Iberica si sono incrociate nel corso dei secoli, tanto che ancora oggi la lingua Catalana è parlata in alcune zone del Sassarese, non è comprensibile come possa il bel Londinese trovarsi in Gallura, ma è risaputo che per gli americani l'Europa è un'oscura entità unica da visitarsi in pullman in 14 giorni. Scherzi a parte, per la Mercurio ancora una buona prova di "produzione impegnata" che, seppur a tratti con il difetto di risultare pesante e macchinosa, riavvicina la giovane casa di produzione a quel pubblico che tanto aveva apprezzato la sua opera d'esordio.

                   

The Masterpiece - Il Capolavoro
Mentre quando mi trovo di fronte ad un debuttante cerco tra le immagini di scoprire quanto di buono potrà costui proporci in futuro, all'uscita dei films di produttori affermati e di indiscusso valore come Cadillach il mio giudizio parte dal valore massimo e va a scalare a seconda di ciò che può sembrarmi non perfetto. Nel caso di questo "Capolavoro" il suo punto di forza è certamente l'ambientazione mentre il punto debole è la mancata spiegazione finale. Per la precisione è proprio la spiegazione di Hans che definisce il tutto "casuale" a lasciarmi interdetto. Comunque, ancora una volta, complimenti a Cesare...quasi un capolavoro.

                   

Max Payne
È con immenso piacere che mi sono recato al cinema a vedere Max Payne dell'esordiente Orb Of the Moon. Tratto dall'omonimo videogioco il film ne ricalca, credo, sin troppo fedelmente i motivi e le atmosfere "a livelli". Messo subito in chiaro che non amo gli "sparatutto" avevo però digerito nel bene o nel male Resident Evil apprezzandone le trovate visive cinematografiche e mi ero predisposto positivamente anche per Max Payne. Purtroppo però dopo qualche "livello" la noia ha cominciato a prendere il sopravvento e cadavere dopo cadavere non sono riuscito più a distinguere la differenza tra il videogioco ed il film. Nel cast non si distinguono personaggi abbastanza importanti per la storia ma l'azzeccata scelta di un Sean Penn bravo e credibile come protagonista amplia la platea al film altrimenti destinato esclusivamente ad un pubblico da PlayStation. Locandina abbastanza scontata tratta dal videogioco.
Quasi Sufficiente.

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Metal Gear
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Metal Gear 2: "Les Enfants Terribles"
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Il metodo di respirazione
Olbia Studios debutta a Cinematik con una pellicola tratta da un racconto dell'onnipresente King. A favore della giovane casa di produzione sarda gioca il fatto di aver fatto una scelta ben calibrata e ricercata. Questo IL METODO DELLA RESPIRAZIONE ha infatti una storia particolare che, così come avvenne per IL TAGLIAERBE e per IL MIGLIO VERDE, riflette lo stile dello scrittore ma non si perde nei mille rigagnoli della pur interessante opera di King che molte volte, trasferita nel mondo della celluloide, è risultata noiosa e ripetitiva. Buona anche la scelta di proporre un film snello e scattante senza gonfiarne inutilmente lo script. Sorprende la brava Liv Tyler che scena dopo scena diviene la colonna portante del film relegando i due interpreti maschili, già di per sé anonimi nella loro recitazione, a semplici comprimari. A tutto ciò purtroppo non partecipa un opaco Michael Bay che alla regia appare completamente assente. Qualche piccola e perdonabile imprecisione nella sceneggiatura che comunque come opera prima è più che apprezzabile. Da notare anche la pessima scelta di presentare il film in sole 70 sale, ma questo ormai pare un pegno che quasi tutti i giovani produttori devono pagare. Locandina un po' anonima ma piacevole.
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Mezzanotte da Cani in Città
Terza uscita consecutiva per Cadillac Ranch che conferma il suo stile crudo e deciso. Presentato da una locandina bella ed accattivante il film, come nell'inferno dantesco, è un susseguirsi di situazioni che si sviluppano seguendo uno schema a cerchi concentrici i quali, seppure così vicini, mai si intersecano realmente tra loro. Il giudizio finale, di fronte al quale vengono portati tutti i personaggi, e di conseguenza gli spettatori, sembra volere simboleggiare un destino che già era lì ad aspettarli, incurante del loro passato. Ancora una buona prova per Cadillac Ranch che, però, non sempre riesce a sostenere a dovere un film che, a tratti, finisce con l'essere noioso. Buono.

                   

Millennium Bug, The
Seconda prova per la Cristian Production che torna al cinema con una pellicola dalle grandi ambizioni che non delude il pubblico. La storia, anche se comprende vari stereotipi del genere, è originale ed avvincente e permette a Cruise ed a Willis di duettare stupendamente grazie ad una sceneggiatura perfetta ed a dialoghi curati nei minimi particolari mentre, come spesso accade per i ruoli femminili, Jennifer Lopez non riesce a competere con i due protagonisti. Cinema preconfezionato che riesce a tenere incollati allo schermo; nel suo genere, quasi perfetto.
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Mobile Suite Gundam
La Gargamella Pictures, che già si era fatta notare per la scelta di proporre pellicole di una durata maggiore di chiunque altro, supera ogni sbarramento e cura l'uscita di questa titanica impresa, primo vero kolossal di Cinematik sia per quel che riguarda il tempo di proiezione che per l'impegno profuso, in particolare attraverso un sito che descrive accuratamente il mondo dei Gundam. Ed è soprattutto grazie a questo tipo di lavoro che anche le persone che come me non conoscono e non sono attratti dal fumetto riescono a seguire il film lasciandosi avvolgere dall'atmosfera fantascientifica che emana. Onestamente mi riesce difficile giudicare il film; dieci per tutto ciò che rientra nel tecnico mentre la storia mi ha lasciato abbastanza indifferente ma... debbo ammettere che se i protagonisti fossero stati i miei eroi e si fossero chiamati Luke Skywalker e Lord Vader mi sarei bevuto il tutto in un solo sorso tanto la pellicola è ben fatta. Un assoluto capolavoro per gli amanti del genere quindi, per gli altri ci vorrà un po' di impegno ma ne può valere la pena.
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Il Mondo di Escher
WOW! Si torna al cinema! Che si va a vedere? Un film prodotto da chi? Marco Communication? Quello che ha fatto lavorare Mastandrea e quell'altra combriccola di scarsoni? No dai! Vabbé, però ti avverto che lo stronco. Del resto ho proprio voglia di stroncare qualcuno... zitto che comincia. Lo stronco... forse lo stronco... però... dai non è male... ti dirò che non mi dispiace. Ma porca puttana è proprio forte questa storiella, e poi Christian Slater mi è sempre piaciuto un casino, anche qui è bravo. Sì, è vero che anche Coyote e Murray sono bravissimi e sicuramente Coyote lo ritroviamo candidato ai Ck Awards ma io ho sempre avuto un debole per Slater, che ci posso fare? E poi anche la Renee è sempre carina, non eccelle mai ma è una garanzia di professionismo. Insomma adesso che scrivo nella recensione, che mi è piaciuto? Poi Marco si tocca subito visto che il suo film di maggior successo è quello che gli ho stroncato; lui spera che io... O.K., O.K., sarò un critico serio. Allora, IL MONDO DI ESCHER è un bel film che mi ha soddisfatto. Bravi gli attori, scorrevole la sceneggiatura, e mi piace pure la locandina (anche se le scritte sembrano appiccicate sopra il disegno). Povero Marco!
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Morbosa Invasione
Primo B-Movie di Cinematik presentato coraggiosamente dalla Mascia Films (a proposito, a quando l'esordio sullo schermo virtuale per la panterona del Grande Fratello? Qui una piccola particina ci sarebbe potuta pure stare...)  e vivi complimenti al presidente Norman perché questa pellicola fa veramente schifo, in tutti i sensi. Un film che contiene quanto di peggio e mal fatto si possa pretendere da un VHS rintracciabile solo nei piani bassi e polverosi delle vecchie videoteche ormai introvabili, in altre parole un piccolo gioiello. E del resto dal grande Yuzna non ci si poteva aspettare diversamente. Genio nel campo dell'horror senza budget, al contrario di tanti altri suo compagni d'avventura, come ad esempio Frank Henenlotter capace del meravigliosamente osceno "Brain Damage" ma poi praticamente scomparso, Yuzna è sempre riuscito a mantenere una sua dignità che lo contraddistingue. Non ci sono parole adatte a descrivere un cast di attori, scelto con cura dal produttore, che vede un Sam J.Jones capace di essere inespressivo come pochi altri eroi inutili sono stati capaci di esserlo, e la coppia di bellocci Laura Harring - Matthew Davis incapaci di tenergli testa. Una menzione a parte per il grandissimo Corbin Bernsen che in soli cinque minuti di recitazione emoziona i suoi afecionados con una prova da perfetto b-attore. Il giudizio finale è che Morbosa Invasione è sicuramente uno dei peggiori film visti a Cinematik, e che sicuramente diventerà un cult-movie ed un punto di partenza per tutti gli sfegatati che si nutrono di pellicole putride come questa. Peccato solo che gli manchi quella piccola auto ironia che ha segnato il successo interplanetario del capolavoro dei capolavori "Il Ritorno dei Pomodori Assassini" che vide un giovanissimo George Clooney combattere una battaglia all'ultimo sangue contro i terribili ortaggi.
Locandina non malaccio (ed è un peccato) ma che non rende l'idea.

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Mosquito Attack!
“Il Film Più Brutto Di Cinematik”… così si presenta questo B-Movie della POM e visto che alla fine della proiezione lo sceneggiatore in persona “chiede scusa a tutti coloro che hanno perso minuti preziosi della loro vita per leggere questa cazzata”  mi dispiace deludere il produttore dicendo che MOSQUITO ATTACK!  Non è assolutamente brutto, o meglio, è brutto come deve esserlo un B-Movie che si rispetti. Il film infatti le rispetta tutte le regole delle pellicole a basso costo: attori appena decenti, trama scontata, titolo non corretto (mosquito sarebbero le zanzare e non le mosche), povertà delle immagini… ma tanta immaginazione e questo è quello che persone amanti come me di questo genere vogliono quando pagato il biglietto si siedono in sala e con altri sei o sette spettatori si godono l’improbabile spettacolo. Insomma la POM a mio avviso ha fatto un ottimo lavoro perché B-Movie ha dichiarato e B-Movie ha realizzato. A molti non piacerà, io me lo riguarderò in VHS non appena sarà disponibile.
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Napoleone
Dopo una lunghissima gestazione è venuto finalmente alla luce l'atteso colossal sul condottiero corso. Presentato con successo al Cisterna Summer Festival, il film è impeccabile sotto il punto di vista stilistico e della recitazione. Norton è bravissimo nel rappresentare un Napoleone sin troppo buono e comprensivo, ma sulla realtà storica dei grandi films hollywoodiani è meglio sorvolare. Il grande Kubrick ci mette lo zampino, e forse anche qualcosa di più, ed il risultato finale è ottimo.
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Nero come me
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Nessun luogo è lontano
Un piccolo grande film di animazione questo della Marco Communication. Una pellicola per adulti la cui visione potrà variare a seconda del momento. Pura poesia per alcuni ed irritante per altri, personalmente ho apprezzato un'opera che già dalla presentazione mette in mostra tutta la sua poeticità. Anche se a tratti può apparire presuntuosa in fondo non fa altro che mettere a nudo il sentimento dello spettatore riflettendone lo stato d'animo. Locandina azzeccata.
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Never Look the Sky (Mai guardare il cielo)
Carina questa storia minimalista che tratta di un amore universitario vissuto però in modo adolescenziale. Due grosse stonature però: perché una finta ambientazione americana per una storia chiaramente italiana? Ma soprattutto, visto che c'è tutta la delicatezza ed il romanticismo di un film "povero", perché James Cameron? Mah...pensiamo comunque a goderci la storia che risulta bella e (quasi) mai noiosa.

                   

NightWarriors: DarkStalker's Revenge
Con questa nuova pellicola la Orb Of the Moon torna alle origini, dopo la sfortunata parentesi goliardica di "Rochi e i suoi amici". Dopo "Max Payne" ecco infatti un nuovo videogioco portato sullo schermo dal presidente Mileto che evidentemente è un amante del genere mentre il sottoscritto, già al momento di recensire il film d'esordio del presidente Mileto, ammise di non amare questo genere di film accogliendo la pellicola in modo abbastanza tiepido. Con queste cattive premesse mi sono avvicinato alla visione del film e con un po' di sorpresa devo ammettere che questo NightWarriors ha un grossissimo pregio se confrontato con il film precedente, il cast. Al di là della storia non certo originalissima ma non per questo completamente scontata, è innegabile che questa volta la Orb Of The Moon abbia azzeccato gli interpreti del film, portando sullo schermo una serie di attori indovinatissimi nei loro ruoli ed in grado di soddisfare il palato, anche se non raffinatissimo, di una platea che si diverte un mondo (forse anche due) immergendosi per un paio d'ore in pellicole di questo tipo.
Un film calibrato per un pubblico giovane, senza le pretese della grande opera, che centra gli obiettivi prefissati.
Locandina adatta e piacevole.
Sufficiente.

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La Notte del Killer
Ancora una prova di grande rilievo per Nuno che presenta questa bella pellicola tratta da un romanzo di Dean Koontz. Francesco Sodi mette nelle mani di Tony Scott un'ottima sceneggiatura ed il regista estrae dal suo cilindro uno dei migliori films presentati a Cinematik. Esagerato! griderà ora qualcuno dicendo che in fondo si sono viste sceneggiature, magari originali probabilmente ancora migliori, o che la storia pur di altissimo livello in fondo è un thriller entusiasmante ma non poi così geniale, o ancora che il finale rischia di banalizzare il tutto, etc..etc.. Forse è vero, presi singolarmente molti degli aspetti del film potrebbero apparire poi non così eccezionali ma è risultato finale che è assolutamente sbalorditivo e colloca questa pellicola nell'Olimpo delle mie preferite. Molto del merito va anche ad uno straordinario Ralph Fiennes la cui interpretazione è a dir poco magistrale e tutto il resto del cast si avvale del suo stato di grazia. Da Claire Forlani a Christian Slater, da Karl Clocker a Cristopher Plummer, quest'ultimo in una piccola ma intensa parte, tutti gli attori presenti appaiono in gran forma rendendo LA NOTTE DEL KILLER una pellicola assolutamente fantastica. Volendo proprio cercare il pelo nell'uovo ho già accennato al "colpo di scena finale" ed aggiungo qualche piccola imprecisione nella descrizione del viaggio attraverso gli USA. Infatti se è vero che Kansas City, almeno la sua parte più importante e famosa, si trova non in Kansas ma in Missouri, le città di Topeka e Wichita sono nello stato del Kansas. Bella anche la locandina molto in stile ACO Agency.
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Le Notti di Praga
Ed ecco un altro esordiente di lusso. Dopo innumerevoli rinvii arriva sugli schermi il primo lavoro della Nightbay Studios e risulta subito evidente che il presidente Enrico ha studiato a fondo il mondo di Cinematik prima di avventurarvisi. Il film infatti sotto il punto di vista della presentazione è uno dei migliori finora proposti ed allo spettatore virtuale sembra realmente di essere in sala. Complimenti allo sceneggiatore virtuale! Passando al giudizio sulla pellicola devo dire che, anche se la storia non è riuscita a coinvolgermi completamente e mi ricorda molti piccoli filmetti italiani ambientati nella quotidianità, vi ho trovato un'atmosfera molto affascinante ed avvolgente. Per quanto riguarda il cast, già il produttore ha messo le mani avanti e quindi non infierirò su Hugh Grant (che però devo dire riesce a stare abbastanza bene nella parte), su Patrick Swayze (che a me non dispiace neppure completamente ma che qui non è sembrato adatto al ruolo), e sulla recitazione anonima delle interpreti. Discorso a parte invece per Willem Dafoe, assolutamente perfetto così come ottima la regia. Devo ripeterlo? Complimenti! Bella la locandina.
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Nuova Atlantide
La Cristian Production, dopo l'intermezzo storico di Caesar, torna al genere che più le si addice e di nuovo sforna un blockbuster da prima linea. Un film pieno d'azione e d'avventura che, pur mostrando in qualche punto lo scheletro fumettistico, si riscatta completamente grazie alla solita perfetta sceneggiatura, alla quale ci ha ormai abituato la Cristian Production, e che permette di vedere il film in maniera scorrevole ed accattivante come poche altre case di produzione, fino a questo momento, sono state in grado di fare. La scelta appropriata degli attori completa il tutto. Cosa manca per essere perfetto? Forse la storia ma in questo genere di film una vale l'altra quindi...buon divertimento.

                   

Oleron
Con la sua ultima fatica presentata con successo al CSF 2003 la E&G raggiunge la completa maturità sembra in grado di competere alla pari con le altre pellicole presenti nel cinema virtuale. In particolare la scelta del cast mi è sembrata molto ben fatta e non mi stupirei di vedere Brad Dourif tra i possibili candidati ai prossimi CK Awards. Non completamente centrata invece a mio avviso, anche se non del tutto improbabile, la scelta di Jackson alla regia il cui tocco non si nota più di tanto. Nel complesso una storia scorrevole ed un film ben fatto per quella che possiamo considerare la migliore prova per i nostri cari gemellini.
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Omertà
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Oscuramenti
OSCURAMENTI, film diretto da Michael Lindsay – Hogg, segna il ritorno di Medusa (la cui casa di produzione nel frattempo si è trasformata dalla ex Hecates alla odierna Gorgon Star) a Cinematik a distanza di due anni dal suo primo progetto, “Il Fuoco e La tempesta”, che la vide debuttare proprio qui al Cisterna Summer Festival. Un progetto particolare dal quale il regista appare assente e che ha il pregio di incuriosire lo spettatore scena dopo scena soprattutto grazie alla buona prova degli attori. Poi arriva il finale sul quale ognuno potrà dire e capire ciò che vuole, io sinceramente ho visto un film che finisce troncando la storia e che lascia una eventuale spiegazione, logica od illogica, nella mente di ogni singolo spettatore. Pregio o difetto? Al pubblico decisione, personalmente non mi sono posto il problema di un suo oscuro significato, chissà che un giorno non mi risvegli con una illuminazione, vi farò sapere. Bella locandina. P.S. Questo mese ogni tanto mi è capitato di ripensare al film, e questo va a suo favore, ma non ho novità a riguardo.
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Otto Zampe
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Pappagalli Verdi
Non si può giudicare questa seconda opera della Pesto production perché a ben guardare non lo è. Un documentario, bello ed interessante ma ninete di più. Certo non lascia indifferenti e Giannini si cala nella parte da vero professionista quale è ma dare un giudizio a quest'opera è difficile, bisognerebbe dargli il massimo per l'amore e l'impegno ma non andrebbe molto oltre il minimo come valore cinematografico. Allora diamo un voto medio al film continuando però a pensare a quanto abbiamo appena visto e sono convinto che in fondo la felicità del produttore sia proprio l'avere ottenuto quest'ultima cosa.

                   

Paradox
C’era attesa per il debutto della Fantásia Pictures nel mondo dei Festival, perché incredibile ma vero, mai una delle case di produzione più antiche e blasonate di Cinematik aveva portato una delle sue opere ad una delle precedenti kermesses che si erano svolte nel mondo del cinema virtuale. Ci voleva EmilGollum per riuscire nella magica impresa e Davide Pezzi non lo ha deluso, così come non sono rimasti delusi gli spettatori che hanno affollato in massa la sala dove è stato proiettato il film del produttore SammaRi(mi)nese.
Quasi superfluo dire che la sceneggiatura, come ormai da tempo Pezzi ci ha abituato, è di alto livello, curata e senza errori. Affidare la direzione della pellicola a Branagh, regista eclettico e mai banale, mi è parsa una buona scelta.
Il lavoro di casting è stato effettuato curando anche i più piccoli dettagli ed i risultati si vedono. Non ci sono attori decisamente fuori parte ma solo gusti personali che possono fare pendere l’ago della preferenza su uno o sull’altro, e per quanto mi riguarda pongo Martin Sheen e John C. Reilly in cima alla mia personale classifica. La trama mi ha incuriosito ma non stupito e nemmeno entusiasmato, nonostante ciò è innegabile che Pezzi sia riuscito a caratterizzare i personaggi in maniera da essere portati a seguirli con la massima attenzione attraverso i loro vari spostamenti. Qualche dubbio sulla influenza a corrente alternata del Butterfly Effect Temporale che in alcuni casi ha effetto (vedi il finale) mentre in altri sembra di no (il secondo matrimonio pare non avere risentito dei cambiamenti avvenuti nel primo), ma del resto se per un paio di ore accettiamo che si possa attraversare il tempo tutto deve essere considerato possibile.
Locandina spettacolare.
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Persecuzione
Recensione del CSF: Siamo alla seconda giornata di questa terza edizione del Cisterna Summer Festival e scende in campo anche la World Entertainment con il suo PERSECUZIONE, un film diretto da David Cronenberg ed interpretato da un grande di Johnny Depp e ad un cast di tutto rispetto che non delude le aspettative. L’ottima sceneggiatura originale di Gaetano Perrotta, chiara e sempre avvincente a parte una parte centrale che appare un po’ appiccicata tra la splendida idea che fa da traino al film ed il finale, finisce con l’essere messa sin troppo in ombra dall’altisonante nome del regista che si appropria della pellicola rendendola un po’ scontata tanto che in alcuni momenti sembra quasi che Cronenberg si compiaccia di sé stesso. Un film comunque di grande effetto e realizzato con grande professionalità dalla casa di produzione partenopea che mantenendosi sempre a livelli così alti rischia di subire l’effetto Cadillac, e cioè che tutto sia sempre così bello e perfetto che ormai si dia per scontato anche un progetto come PERSECUZIONE che nelle mani di altri farebbe gridare al capolavoro. Un bravo a Gaetano ed ¼ di voto in più per la sceneggiatura originale. Locandina triste. Merlino ****
Aggiornamento al momento dell'uscita nei cinema: A distanza di qualche mese il ricordo è sempre ottimo e ben vivo nella memoria a conferma del bel lavoro fatto da World. Per finire, ora la locandina è decisamente migliorata ed inquietante, semplice ma ben fatta. 
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Piccolo Jackye, Il
Il film c'è, la camera si muove bene, la storia si sforza di essere originale (ma come non pensare a Il Sesto Senso?),...peccato per l'atmosfera che, con il suo volere essere a tutti i costi patino/raffinata, causa al film perdite di tensione facendolo a tratti scadere nella noia. Comunque da vedere.

                   

The Price of Fame
Un film che a suo modo potrebbe segnare un'epoca nel mondo di Cinematik. Eppure presi uno per uno i vari elementi non fanno mai gridare al miracolo. La trama è sopra la media ma non appare eccelsa e gli sviluppi finali sono un po' appiccico/hollywoodiani. La locandina è diretta e concisa ma semplice. Un gradino sopra la sceneggiatura, veramente ottima e scorrevole, ma probabilmente non la migliore vista a Cinematik. Allora perché questo film sarà importantissimo? Perché nel suo complesso appare perfetto ed inattaccabile sotto ogni punto di vista. Niente è lasciato al caso a cominciare dalla vasta scelta degli attori che, contrariamente a tante altre pellicole viste sui cinema virtuali, permette di dare un volto anche a ruoli all'apparenza insignificanti. Per non parlare delle innumerevoli piccolezze visive che stuzzicano piacevolmente lo spettatore facendo in modo che arrivato alla fine del film gli rimanga una piacevole sensazione positiva. Insomma, una confezione finale che senza badare a spese ha saputo accentuare i pregi di un'opera che sarebbe potuta rientrare nella famigerata categoria dei "carini" e che invece si propone come termine di paragone grazie ad una qualità di distribuzione commerciale senza precedenti. Un voto quindi che forse farà storcere il naso ai puristi ma il cinema, quello vero, è anche e soprattutto questo.

                   

Principio del piacere, Il
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Prison
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La Professione della Signora Warren
Film elegante e raffinato che si accontenta di rappresentare fedelmente, ed in modo fortemente teatrale, un'opera di Bernard Shaw. L'intento più che evidente è quello di promuovere il testo attraverso il mezzo cinematografico, e questo fa onore alla Gongo Films che si è impegnata nell'impresa con buoni attori che fanno docilmente il loro lavoro. Un grosso, grossissimo dubbio nasce invece a causa dell'evanescente regia di Almodovar. Ma era proprio necessario affidarla a lui? Chissà, forse per attirare spettatori ignari al cinema ma, con la sua inesperienza nel genere, gira un film che alla fine risulta senza spessore. Da cineforum.

                   

Ragazza n.44
Divertente e veramente deliziosa questa commedia dal sapore agrodolce che si colloca tra "La Strana Coppia" e "Tutti pazzi per Mary". Dotato di una sceneggiatura che gli permette di scorrere senza particolari intoppi, il film è ben recitato da un cast di attori azzeccatissimo dove manca solo Ruper Everett (ma forse ormai ha qualche annetto di troppo) a completare un quadro degno della migliore commedia pseudoimpegnata. Rimane fuori dal gioco il regista al quale non viene chiesto nulla di più che una buona prova di mestierante. Buona seconda prova quindi per Marco Communication, ma la locandina...
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Re Artù Superstar
Udite udite! Torna sugli schermi un'opera targata ACP Pictures di patron Pinox! Niente di completamente originale a dire la verità, visto che il film venne presentato con tiepide critiche al Cisterna Summer Festival 2002,  ma la cosa è indubbiamente positiva. Essendo presente come attore mi astengo dal giudizio globale del film che appare comunque probabilmente a tratti datato e sin troppo legato alla sua impalcatura creata per una sua precedente rappresentazione teatrale. Poiché credo che l'intento non andasse oltre alla ricerca di strappare qualche risata, qua e là il produttore Pinox dovrebbe esserci riuscito... ma senza strafare.
Sufficienza solo ed esclusivamente politica. Locandina simpatica.
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Re per Sempre
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Ricordo di Joy
Ancora Cadillac ed ancora un film preciso e ben fatto. Il suo punto di forza è nell'originalità dello script e nella sempre dettagliata descrizione che riesce a rendere interessante anche il più insignificante dei particolari mentre il lato debole ristagna, volutamente, nella vena malinconica che pervade la pellicola e che rischia di annoiare lo spettatore meno attento. Nel complesso un progetto coraggioso ed interessante che, pur se potrà trovare inizialmente il suo target in quella fetta di pubblico che è perennemente alla ricerca di novità rischia di essere snobbato dal pubblico dei grandi numeri.

                   

R.I.P. Department
Interessante fanta-horror che vede il ritorno al cinema della Mercurio Pictures di nuovo al fianco del suo anfitrione Norman Bates (Mascia Films). Il film scorre molto bene su binari collaudati e ben conosciuti dal regista Zemeckis. Gli attori si trovano a loro agio e sembrano gareggiare a chi si diverte di più. Fa piacere vedere M.J.Fox in discreta forma supportato da un bravissimo Charlie Sheen il cui personaggio di spalla più di una volta sovrasta il protagonista. Piccolissima parte anche per Danny De Vito che purtroppo pare costretto a ripetere il suo personaggio per il resto dei suoi giorni. Effetti speciali all'altezza della situazione con un azzeccato ed, a mio avviso, simpaticissimo/cattivissimo Speck. Una piacevole pellicola di puro intrattenimento dunque, adattissima alla visione in un'arena all'aperto con popcorn e coca cola al fianco di orde di ragazzini schiamazzanti che viene presentata con accurata lungimiranza dai produttori nel periodo estivo. Locandina così così.
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Il Ritratto di Dorian Gray
Il capolavoro di Oscar Wilde riportato sullo schermo da Coppola, praticamente per chi, come me , adora il romanzo, un sogno che si avvera! Peccato che la mano di Coppola non lasci molto il segno in un film che è il Dorian di Wilde ma al tempo stesso non lo è. La sceneggiatura ricalca il racconto ma in più di un punto se ne distacca fornendo interessanti variazioni. Se aggiungiamo lo stridore dei dialoghi vittoriani sulle labbra di Furlong che creano un'atmosfera quasi surreale otteniamo un film che si pone fuori da ogni spazio temporale ed alla fine il vero protagonista del film è la morbosità dello scritto di Wilde come mai era stata espressa nelle precedenti versioni cinematografiche. Un'opera interessante che nelle mani di un regista con più coraggio e con un cast di comprimari più giovane si sarebbe trasformato in un originalissimo "Trainspotting" con attori in costume. Per concludere, un buon film che possiede una sua propria identità.
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Rochi e i suoi amici
Già dal titolo appare chiaro che ci troviamo di fronte ad un film con poche pretese il cui solo ed unico intento è di strappare qualche sorriso e far trascorrere allo spettatore un paio d'ore di divertimento. Pellicola dotata di una semplice struttura ad episodi di stile barzallettistico, "Rochi e i suoi amici" non riesce proprio a decollare. Dopo una primissima parte che risulta abbastanza scorrevole e che per un pubblico poco esigente, nonostante la scurrilità e la scarsità di contenuti (ma come già detto non stiamo parlando di una pellicola prodotta allo scopo di vincere il Ck Awards per il miglior film), potrebbe anche essere a tratti divertente (un qualche mezzo sorriso qua e là mi è apparso sulle labbra), purtroppo arriva una deludente seconda parte nella quale troppo spesso hanno la meglio la noia e la ripetitività e così la pellicola continua piattamente scena dopo scena senza nessun sussulto implodendo lentamente fino ad arrivare stancamente alla parola fine. Per la Orb of the Moon e per il suo presidente Mileto un'occasione di divertimento riuscita solo a metà. Locandina a tema.
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A Rock 'n' Roll Ghost Story
Ci siamo, alla quinta settimana è arrivato il primo vero capolavoro di Cinematik. La storia è originale, la sceneggiatura perfetta, gli attori sorprendentemente bravi e "vivi", non manca proprio nulla a questo film per aggiudicarsi la palma di miglior film finora presentato. Anzi, forse ha qualcosa di troppo, quel finale sdolcinato, probabilmente voluto dalla casa di produzione, che ricorda tanto Blade Runner e che, se ben ricordo, nemmeno a Ridley Scott piaceva. Un film comunque impeccabile a cominciare dalla locandina.
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A Rock 'n' Roll Ghost Story 2
Tornano sul grande schermo i fantasmi del Rock 'n' Roll in questo bel seguito che risulta molto diverso dall'originale. Lo sceneggiatore, non potendo più contare sull'effetto sorpresa per la splendida idea, coglie l'occasione per abbandonare i binari melodrammatici del primo capitolo dirigendosi con decisione verso l'horror. Il risultato, come capita raramente, è degno dell'originale ed in qualche parte anche migliore grazie ad un'ottima sceneggiatura e ad una buona regia. Purtroppo la mancanza di un protagonista come Michael Keaton lascia il segno e nessuno degli attori riesce ad emergere in un film che sembra vivere di luce propria. Il finale, visto in più di un'occasione, è forse il punto più debole del film ma, come ben sanno gli addetti ai lavori, è quasi impossibile dare un senso conclusivo ad un vero horror. Nel complesso un buonissimo sequel ma soprattutto uno splendido film che tiene incollati alla poltrona dal primo all'ultimo minuto.
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Saga
La Nuoro's Production si presenta per la prima volta al giudizio del pubblico con un film fantasy, il primo finora prodotto, che, viste le indubbie difficoltà che presenta questo genere, si può tranquillamente considerato riuscito. La pellicola ripercorre i binari più classici ed anche se, tra gnomi ed elfi, in qualche passaggio risulta un po' scontata, in grazie ad una solida sceneggiatura, ben scritta e dettagliata, riesce a soddisfare pienamente lo spettatore proiettando la sua casa di produzione tra le speranze di Cinematik.
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Saga - L'Avvento del Chaos
Per la Nuoro's Production è finalmente arrivato il tempo della riscossa. Dopo i dubbi e le incertezze del primo capitolo questa seconda parte si presenta più matura e lo sceneggiatore più sicuro dei suoi mezzi. Rimane qualche momento morto qui e là ma non si poteva nemmeno pretendere di salire su un luna park (anche se a tratti ci siamo veramente vicini!). In netto miglioramento anche il regista Raimi e tra gli attori discrete le prove dei nuovi entrati mentre pretendere un minimo di recitazione da Dacascos continua ad essere pura Fantasy e Sandra Bullock anche stavolta è in odore di Raspberry. Insomma, un bel film che soddisfa lo spettatore, un po' meno la critica, e che dimostra quanto sia difficile avventurarsi nel campo della fantasy. Molto bella la locandina.
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Salmo 55
Pesto Productions, nuova casa di produzione al suo debutto sugli schermi di Cinematik, confeziona questo gioiellino tutto italiano che vede l'ottimo Pupi Avati dirigere un azzeccatissimo cast, scelto con l'oculatezza dei grandi produttori, nel quale spiccano, oltre ai protagonisti, i nomi di Claudio Santamaria e della sempre brava ma troppo spesso ignorata Tosca D'Aquino. Una bellissima sceneggiatura originale ed un impareggiabile Charlton Heston, completano l'opera facendo di "Salmo 55" una delle migliori pellicole esordienti, e sicuramente il miglior film italiano, sino ad ora presentati al giudizio del pubblico di Cinematik. Ottimo.

                   

Seed of Evil
Lovecraft Production fa il suo esordio al cinema virtuale mantenedo fede al suo nome ed entrando di diritto, già con la sua prima opera, tra i grandi di Cinematik. Un horror in piena regola con sfumature giovanilistiche come richiesto dalle regole del mercato. Un cocktail perfetto di teen-giallo/horror dove, al contrario di quanto spesso accade, il gore non è mai fine a se stesso. Un degno sostituto di "Le Colpe degli Altri", e come presentazione non si poteva pretendere di più. Unico appunto al produttore per avere previsto l'uscita del film in solo 100 sale e questo, nonostante l'indubbio valore della pellicola, la pone a rischio di eliminazione già dalla prima settimana. Sarebbe un vero peccato, speriamo bene...

                   

Serial Lover
Un Benigni divertente e debordante, a volte al limite della sopportazione, come non lo si vedeva dai tempi del "Piccolo Diavolo". L'attore toscano in questo film da il meglio di sé (o il peggio nel caso non lo si ami) trascinando anche il resto del cast in una baraonda fumettistica che farà la felicità dei lettori di Groucho, l'aiutante di Dylan Dog, dai cui albi (credo) la storia sia estrapolata. Ancora una buona prova di genere per la Gongo Films del presidente Norman.

                   

Seta
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Sette Anime Dannate
Dylan Dog torna sul grande schermo, dopo la parentesi poco fortunata di Dellamorte Dellamore, grazie alla Cassius' feeling for you ma, evidentemente, il fumetto non si addice al cinema. Il film non riesce quasi mai a scrollarsi di dosso l'azione fumettistica dei personaggi ed il risultato finale è poco più di una buona lettura non sufficientemente supportata dalle immagini. Nel complesso comunque non disprezzabile, il film farà la felicità di coloro, e sono ancora tanti, che continuano a seguire con costanza il personaggio della Bonelli.

                   

Sindrome di Boodman, La
Bene bene bene... devo dire che mi sono avvicinato a questa pellicola con la convinzione che fosse un film interessante e ben fatto. Le premesse c'erano tutte, la vittoria al Festival dei Due Mondi, il soggetto che mi incuriosiva non poco, il cast che annovera attori di mio gradimento e non ultimo il fatto che avessi apprezzato le precedenti opere di questa intraprendente casa di produzione. Ebbene, devo dire che il film ha soddisfatto quasi tutte queste mie aspettative. Veloce, scorrevole e con attori ben immersi nella loro parte la pellicola non delude i cinefili più accaniti. Un piccolo gioiellino ben diretto dai F.lli Coen, da gustarsi immagine dopo immagine, e che trova la sua giusta dimensione al fianco di piccole eppur grandi pellicole come Ombre e Nebbie od Utz. Locandina azzeccata.
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Sleep of the Dead
Dove vuole arrivare Cadillac Ranch? Ad ogni nuova produzione alza il tiro facendo tesoro delle critiche precedenti e, dopo il deludente Speedway ed il mediocre (inteso come nella media) Il Cacciatore e la Preda, sforna un film allucinato e bellissimo. Le descrizioni scenografiche tronche, tanto criticate nelle precedenti opere, spingono verso le scene successive il pubblico che viene attirato in vortice di immagini dove incubo e realtà si fronteggiano, si fondono, e lasciano lo spettatore tramortito sulla poltrona. Decidendo di non dilatare ulteriormente la storia, Cadillac Ranch, riesce a fare della brevità uno dei punti di forza del suo film che punta decisamente in alto. Ottimo.
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Sleep of the Dead redux
Torna sugli schermi il film che lanciò nell'olimpo di Cinematik Cesare e la sua Cadillac Ranch che dopo Speedway e Il Cacciatore e la Preda, sfornò questo film allucinato e bellissimo. Le descrizioni scenografiche tronche spingono verso le scene successive il pubblico che viene attirato in vortice di immagini dove incubo e realtà si fronteggiano, si fondono, e lasciano lo spettatore tramortito sulla poltrona. Decidendo di non dilatare ulteriormente la storia, Cadillac Ranch, riesce a fare della brevità uno dei punti di forza del suo film che punta decisamente in alto. Ottimo. Locandina inadatta al genere.
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Son of God
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Speedway
Certo la storia è bella e King non si discute ma il film risulta difficile a vedersi a causa di una sceneggiatura inesistente. Con un po' più di impegno(forse di tempo?) si poteva fare meglio.

                   

Speedway - Director's cut
Questa riedizione di uno dei primi film presentati a Cinematik, fortemente voluta dal produttore, è supportata dalla solita, pressoché impeccabile, sceneggiatura di Cesare Carugi e la pellicola scorre abilmente su binari che però sembrano a volte volere forzare la visione dello spettatore. Da parte loro gli attori, pur tutti sopra la sufficienza, non riescono ad accompagnare il pubblico lungo questo percorso prestabilito e Rufus Sewell, in particolare, non sembra avere il carisma per incantare lo spettatore. Alla fine rimane la consapevolezza di aver visto un bel film, e questo non è poco, ma troppo freddo e troppo poco coinvolgente. Locandina che attira.
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Stagione dei Mangiacadaveri, La
Ancora un buon prodotto per la Gongo Films che con la sua seconda produzione centra di nuovo il bersaglio. Convincente e ben fatto attira subito lo spettatore per la storia interessante ed intrigante ma anche per le ottime scenografie e per la colonna sonora decisamente azzeccata. Da vedere.

                   

State Trooper
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La Stirpe di Caino
Gradito e tormentato ritorno nelle sale della Fantàsia Pictures che presenta una pellicola violenta ed estrema che ha dalla sua alcuni azzeccati tentativi di originalità. Lo svolgimento, descritto con la solita professionalità da Davide Pezzi, è scorrevole e la scelta di distinguere così nettamente la prima parte dalla pellicola dalla seconda è un esercizio di stile ben riuscito. Ottimi gli attori protagonisti ed in particolare il sempre bravo Jeff Bridges così come il sempre affidabile Goodman. Vinta anche la sfida di affidare a Gallagher un ruolo così difficile ed ambiguo mentre la regia di Michael Mann risulta a tratti latente. Personalmente ho trovato poco coinvolgente la storia, ma come al solito i gusti son gusti, e non abbastanza approfonditi i personaggi femminili soprattutto in relazione alla loro effettiva importanza per lo svolgimento del film. Ben fatto il sito, ottima la locandina.
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Straighways
Nonostante sia diventata ormai una costante fissa, la Cadillac riesce ancora a stupire per la cura e l’attenzione con la quale propone le sue pellicole ed il risultato finale è ancora una volta impressionante, con un cast di attori selezionato ad arte ed un tempismo nella descrizione delle scene che risulta pressoché perfetto. Le uniche noti dolenti arrivano dall’inevitabile paragone con il film capostipite della serie Cadillac/Springsteen. In STRAIGHTWAYS infatti il pur bravo regista Peirce non riesce a riprodurre l’atmosfera decadente e malata di SLEEP OF THE DEAD che riusciva ad essere di una crudeltà inimmaginabile ed è anzi proprio nel volere descrivere la follia dei protagonisti che STRAIGHWAYS lentamente si sgonfia fino a mostrarci un epilogo… che lascio a voi scoprire. Per concludere potrei dare un giudizio finale dichiarando che ci troviamo di fronte al “solito film della Cadillac Ranch”, la quale affermazione, se traslata nel cinema reale, equivale a dire più o meno “il solito film di Tarantino”; insomma, anche se non ci troviamo di fronte al capolavoro del maestro Cesare Carugi, rimane la garanzia di un prodotto in grado di soddisfare anche i più attenti cinefili. Locandina un po' cupa ma in tema.
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Strana Coppia, La
Decisamente positivo il giudizio su questo remake che non inventa nulla ma che non fa rimpiangere l'originale. Atmosfera rinnovata e divertimento immutato. Tanto basta per non perderlo.

                   

Strano caso del dott.Jekyll e Mr.Hyde, Lo
Nuovo lavoro di grande classe per Fantàsia Pictures che affronta la difficile prova di riportare alle origini il capolavoro di Stevenson ripulendolo di tutti i polverosi stereotipi che erano andati accumulandosi durante il secolo scorso e che spesso finirono per sconvolgere la storia originale. Il risultato è più che soddisfacente, anche se molti potranno storcere il naso di fronte alla tipica freddezza vittoriana che traspare per tutto il film e che evidenzia enormemente il tentativo di modernizzazione attuato attraverso un Mr.Hyde estremo, come probabilmente l'autore avrebbe voluto ma non poté descrivere. Un bravissimo Irons!

                   

Summer of Mr.Taylor, the
Gran bel ritorno sullo schermo per Cadillac Ranch. Un film solido, visionario e deciso che non si blocca dove tanti altri si sarebbero fermati. Senza timori mostra la depravazione come mai a Cinematik era stato fatto ed è un vero peccato che il tutto si risolva con una banale motivazione affettiva ma, come al solito, forse è proprio questo che lo sceneggiatore vuole mostrarci, la pazzia in grado di svilupparsi dalla più assoluta normalità.

                   

Superiori sconosciuti, I
Cristian Production è ormai sinonimo di buon cinema d'azione ed anche questa volta il successo, per la compagnia più hollywoodiana di Cinematik, sembra certo. Premesso che non ho intenzione né voce in capitolo per giudicare la storia nel campo storico-politico (e del resto lo stesso regista dichiara che il tutto è ampiamente romanzato tanto che avrebbe potuto risparmiarci la scritta finale che sa tanto di buonismo formato famiglia), i miei complimenti ad un'opera che nel suo campo raggiunge livelli stilistici altissimi. Come sempre ottima e ben scritta (a parte il tedesco) la sceneggiatura che permette al film di scorrere con ritmo sostenuto. Azzeccatissimo il cast di attori (che adoro). Wenders alla regia, costretto sui binari del cinema preconfezionato, non sempre riesce a dare il meglio di sé ma, quando la sua mano prende il sopravvento (flash all'interno del teatro di Linz), è strepitoso.

                   

La svastica sul sole
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Tears of a Clown
È mia abitudine fare le recensioni ai films di Cinematik stando al gioco e fingendo di avere visto realmente il film ma per “Tears of a clown” voglio fare un discorso più ampio. Ammetto di avere un debole per le sceneggiature del bravo Cesare (e probabilmente proprio per questo nei momenti in cui aveva cominciato a ripetersi sono stato forse più duro di altri) e del resto basta guardare i Merlin Awards per rendersene conto, ma questa sua ultima fatica mi è sembrata veramente reale ed il film è passato davanti ai miei occhi con i suoi dialoghi e le sue immagini. Il grande Cesare è persino riuscito nell’ardua impresa di darmi pensare “però Jim Carrey è davvero bravissimo, e pensare che fino a ieri non mi è mai piaciuto, nemmeno nel blasonato The Truman Show”. Partendo da un voto di 100/100 è chiaro però che si incontrano alcuni difetti che sono davanti agli occhi di tutti ma che trovano giustificazione nel fatto che, non dimentichiamolo, siamo ragazzi che giocano a fare gli sceneggiatori. Primo fra tutti il fatto che la splendida contrapposizione dramma/commedia non è pienamente riuscita a casa della ridotta comicità delle battute ma, ripeto, siamo dilettanti e se fossimo nel cinema reale qualcuno specializzato in battute comiche sarebbe pronto a ritoccare il tutto rendendolo perfetto. Secondo punto la figura femminile che appare stereotipata e, come dire, la solita donna vista con gli occhi di un uomo e non con una personalità di donna vera, ma anche qui vale il discorso fatto qualche riga sopra. Per concludere un grandissimo film che pur con i suoi umani difetti, o forse proprio per quelli, risulta nel complesso una delle migliori opere apparse a Cinematik. Locandina molto bella e voto globale che è la giusta media tra quello che potrebbe facilmente essere nella realtà (100/100) e quello che la natura umana e dilettantistica dello sceneggiatore lo porta ad essere (80/100).
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Il Tenente Tedesco
E finalmente ci siamo anche con questa recensione. Pap sa quanto è stato difficile, e col senno di poi non capisco il perché e mi dispiace. Per ben tre volte ho cominciato il film ma dopo poche pagine mi stancava e non mi attirava per niente continuare nella visione. Finalmente grazie anche alla trasferta lavorativa ho portato a termine la visione del film. Come appena spiegato l'inizio non mi era piaciuto, lento e poco coinvolgente, mi era sembrata una specie di pappa riscaldata, ma poi poco alla volta con il crescere della personalità di Dietrich la visione è diventata sempre più interessante fino a prendermi completamente a finire la visione tutta di un fiato. Alla fine la pellicola risulta molto bella e ben fatta. Jude Law è stata una scelta azzeccatissima ed interpreta (* non me ne frega nulla della D eufonica, non usarla è cacofonico) in maniera ineccepibile il suo personaggio. Sappiamo che la sceneggiatura originale è del grande Kubrick ma grande anche Papele ad avere il coraggio di cambiare il finale salvandoci da un pacifismo triste e forzato. SPOILER...piazzare Kraus a timbrare e non Dietrich ribalta completamente la situazione e fa di Dietrich l'eroe che nonostante le avversità rispettta fino alla fine gli ideali in cui ha creduto lottando anche quando ormai tutto è perduto, innalzandosi in questo modo sugli altari della gloria, mentre il debole Kraus con tutto il suo buonsenso non va oltre una vita grama e il cui futuro sarà nella polvere di un ufficio postale. Considerando che tutta la pellicola è trainata dai due protagonisti per il resto del cast possiamo solo dire che se la cava egregiamente. La regia è molto buona, fredda ma buona. Ho usato volutamente la parola fredda perché tanto per cambiare è quanto mi rimane dopo la visione di un film di Papele, ma la parola che tempo fa poteva essere usata in tono negativo col passare del tempo, e cominciando a conoscere le opere del produttore campano, assume sempre di più un valore profondo che lascia addosso allo spettatore il benessere di una doccia fredda estiva.
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Traccia fantasma
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Trap, The
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Turno, Il
Salvatores alle prese con Pirandello? Non mi convince. Se poi guardiamo il cast che appare un po' confuso ed non all'altezza di seguire una sceneggiatura che altro non è se non lo scritto originale allora che dire? Che il film è sbagliato in partenza. Ancora una volta il povero Pirandello non ha avuto dal cinema ciò che merita ma forse il teatro era, e rimane, il luogo dove gustarselo a pieno. Locandina un po' deprimente.
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Ubik
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L'Ultimo Cavaliere
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Ultimo viaggio di un treno, L'
Nuovo film per Mercurio che dopo il discreto successo delle pellicole precedenti tenta di mescolare gli ingredienti proseguendo il discorso giovani-amore ma permeandolo di problematiche sociali. L'impegno del produttore trasuda da ogni immagine e, proprio per questo, dispiace doverlo bacchettare per la scelta incosciente del regista e soprattutto degli attori che, assolutamente fuori parte, si aggirano spaesati sullo schermo. Aspettiamo Mercurio alla prossima opera certi del suo immutato impegno e di una sua maggiore accuratezza nelle scelte.

                   

Under the Life
Con questo nuovo film la Movie Wolf torna al giudizio del pubblico dopo il successo ottenuto (tra i fans del genere) dai suoi due capitoli dei Cavalieri dello Zodiaco (e per la loro felicità un terzo è già in fase di realizzazione!). Under the Life è una pellicola horror che ha dalla sua il pregio della semplicità e dell'immediatezza grazie ad una storia lineare, anche se non certo originale, ed abbastanza interessante per tenere sveglia l'attenzione dello spettatore fino alla fine del film. Per contro la sceneggiatura risulta un po' acerba e qualche grossolana disattenzione si sarebbe potuta evitare ma evidentemente il produttore non ha voluto rinunciare del tutto alla fantascienza, seppure in veste archeologica (vedi l'antico castello stregato in America). In qualità di unico sostenitore di McConaughey al di fuori degli USA non posso che apprezzarne l'interpretazione ed anche Rachel Weisz fa onestamente il proprio dovere, mentre la regia di Shyamaln rimane piuttosto in ombra. Quale assiduo frequentatore del castello di Montebello e conoscitore della storia di Azzurrina (a dire la verità sono molto più intimo con i gestori dei ristoranti del vecchio borgo ma questa è un'altra storia...) mi chiedo perché si sia persa l'occasione di farne un bel filmetto italiano, proponendone magari la regia a Pupi Avati, che è stato maestro del giallo-horror padano, e che avrebbe potuto dimostrare di non aver perso le qualità visionarie di un tempo. Il mio giudizio finale è che pur nella sua immaturità artistica, nel complesso l'opera è comunque da considerarsi di tutto rispetto se consideriamo la giovanissima età dello sceneggiatore, e questo non vuole essere un contentino ma è realmente quello che penso. A 14 anni infatti giocavo ancora con i soldatini e solo l'idea di scrivere la trama di un film mi avrebbe messo terrore quindi faccio i miei complimenti a Davide Il Lupo del quale aspetto la prossima fatica e sono convinto che a breve saprà stupirci, e non solo con effetti speciali.
Locandina non perfetta ma intrigante
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L'Uomo In Fuga
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Valigetta Nera, La
Un debutto, o meglio un mezzo debutto, per Superlele Production che si presenta al giudizio del pubblico con questa coproduzione al fianco di Gongo Films. Diciamo subito che il film non è uno di quelli che passerà alla storia ma, se si entra in sala con il semplice intento di trascorrere due ore di sano svago cinematografico, non si rimpiangeranno i soldi spesi. La storia certo non brilla per originalità e la sceneggiatura mostra qualche incongruenza qua e là come spesso accade in questo genere di film ma gli interpreti, al servizio di un regista di maniera, fanno onestamente il loro dovere. Il giudizio finale, considerando che si tratta di un'opera prima, può considerarsi nel complesso sufficiente.

                   

Vertical Run
Ogni volta che un nuovo film della Cadillac fa il suo ingresso nel cinema virtuale le attese sono alle stelle e diventa sempre più difficile per la casa di produzione toscana trovare qualcosa di nuovo e di appetibile per l'esigente pubblico di Cinematik. È quindi con piacere che senza preamboli affermo subito che ancora una volta Cesare non delude ed offre un prodotto di alta professionalità. Vertical Run è un'opera di non facile realizzazione e la scelta di affidarne la regia a Fuqua che dirige con ricercata originalità è risultata l'arma vincente. Quasi superfluo sottolineare ancora una volta l'elevato livello della sceneggiatura (nella quale a dire il vero ho notato un paio di piccolissime imperfezioni che hanno reso l'infallibile Carugi più umano) dotata di un ritmo incalzante che trascina gli spettatori su e giù per il grattacielo senza mai annoiare. Scena dopo scena il classico schema del genere viene ribaltato e la curiosità di sapere il perché della caccia a David prende il sopravvento sugli avvenimenti, tanto che la sua rivelazione giunge come una liberazione ed il finale, pur con il pregio di lasciare il tarlo del dubbio, rischia di riportare il film nella normalità. Cast scelto con cura nel quale spiccano le buone interpretazioni di Dafoe e Grenier. Tutti gli altri costretti nella norma dal poco spessore dei loro personaggi ed in particolare peccato per il il bravo Kiefer Sutherland cementato in una parte troppo stereotipata dalla sceneggiatura. Colonna sonora all'altezza del nome Cadillac, sito raffinato e piacevole, Vertical Run è uno dei migliori film d'azione fino ad ora presentati che, al contrario di altre pellicole di Cesare, non sarà forse ricordato al momento dei Ck Awards ma avrà dalla sua un sicuro e meritato successo di pubblico. Locandina non male ma persa tra altre del genere.
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Via Condotti
M
amma mia! Mastrandrea e Barbareschi nello stesso film, perché Marco amico mio mi hai fatto questo? Passi per Barbareschi che come al solito è tanto bravo quanto indigesto ma lui, il Mastrandrea figlio del Costanzo Show, non lo farei recitare nemmeno se mi pagasse lui, figuriamoci se i soldi ce li dovessi mettere io. Ed invece lo Scardigno produttore-regista-filosofo ne fa la colonna portante del suo film relegando i Sordi e le Degli Esposti in ruoli di secondo piano. Vergogna! Per il resto il film pare quasi un approfondimento psicologico del già autobiografico Ragazza n.44 ma, al contrario della bella commedia che si avvaleva di alcuni attori in buona forma, questo Via Condotti si incunea, senza poi uscirne degnamente, dentro meandri nostalgici, episodi di vita che si intrecciano ma che alla lunga rimangono senza sostanza e, quel che è peggio, sono troppo spesso solo stancamente raccontati dalla disgustosa voce fuori campo del protagonista. Rimane la buona volontà del regista che si è chiaramente trovato a suo agio nel poter dirigere, almeno per una volta (anche se solo nella finzione), la vita e le sue emozioni. Locandina che ben focalizza il film.
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Volpe e le Camelie, La
Mercurio Pictures, affiancata dalla Gongo Film, fa il suo "ingresso in società" con questo film che allo spettatore superficiale potrebbe sembrare un timido approccio ad un tema molto più vasto mentre, se il tutto viene visto in profondità prestando attenzione ai piccoli, importantissimi particolari, è possibile scoprire momenti di alto livello cinematografico grazie ad una buona sceneggiatura. Purtroppo la mano del regista è spesso latente ed alla recitazione degli attori non giova il montaggio "da fotoromanzo", passabile forse per un film d'azione ma assolutamente inadatto ad una pellicola dove le immagini devono rappresentare soprattutto sensazioni. Per Mercurio un debutto più che sufficiente che lascia ben sperare per le opere future.

                   

Waiting Her
Piccolo passo indietro per la Nightbay con questo "Waiting Her". Per carità, bellino e con una sceneggiatura ben scritta e senza sbavature ma, come dire? Mi aspettavo di più. Buona la scelta di Jane Campion per riportare le emozioni prettamente femminili della pellicola ma gli attori? Dai su, evitiamo usare questo sostantivo con queste persone capitate per caso sul set per non offendere quelli sanno recitare davvero. Un canto del cigno per il Dickinson cinematografico? Speriamo. Inoltre, troppo spesso, il film si inchioda rigirando su sé stesso dando un senso di raffinata noia e l'uso smodato della voce fuori campo, anche se nei d'essay sembra essere diventata ormai obbligatoria, anziché aiutare le descrizioni finisce con il bloccarne la visione. Locandina come il film: non attira.
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Wanted Dead or Alive
A presto il commento...
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We Never Change
Sin dalle prime scene di WE NEVER CHANGE appare subito chiaro il marchio Marco Communication che anche in questa pellicola ripropone alcune delle tematiche che più gli sono care come l'amicizia, l'amore e la (im)possibilità di potere vivere un amore senza dover forzatamente rinunciare a sé stessi. Lo svolgimento della storia non è certo originale ma, grazie anche al supporto di una buona sceneggiatura nella quale si trovano alcuni spunti umoristici molto azzeccati, risulta attuale e molto realistica. La regia affidata a Stephen Frears è stata a mio avviso una buona scelta per cercare di rendere la pellicola meno zuccherosa e più "impegnata" ed effettivamente il bravo regista riesce nell'intento di creare un film che, pur ricalcando molti dei momenti classici della commedia rosa, si innalza con decisione sopra la media. Nel cast spicca Alicia Witt, una Mel insopportabile quanto basta per essere odiata da ogni uomo che non vuole vedere intaccato il proprio sogno di libertà, ma bella, dolce e dalla lacrima facile quanto basta per incastrare ogni uomo innamorato. James Spader è come sempre impeccabile e completamente immerso (del resto come potrebbe non esserlo?) in quello che ormai è da molti, troppi anni, il "suo personaggio", un Benjamin che al contrario dell'amico ha fatto le sue scelte e sa perfettamente quello che vuole, tanto che nella scena in cui sembra avere un momento di debolezza il tutto suona come un tasto stonato. Bravo anche James Caviezel , ma non sempre il suo Duffy appare credibile nella sua indecisione. Se cerchiamo qualche difettuccio lo troviamo in alcuni passaggi della sceneggiatura che collocano la storia ad un preciso periodo, direi circa 1999/2000 e fanno perdere il valore ancora attuale dello svolgimento. Inoltre trovo personalmente non sempre azzeccati alcuni passaggi temporali, come ad esempio i soli due mesi di "innamoramento" tra Ben e Monique prima che lui la lasciasse per non sposarla, vanno bene per rendere gli amori passeggeri di lui ma se una donna ti chiede di sposarla dopo due mesi... ma anche altri passaggi non mi risultano chiarissimi (si tratta di giorni, settimane, mesi?). Uno dei migliori film della Marco Communication che come sempre potrebbe faticare ad incontrare il favore dei critici, ma le soddisfazioni per il suo produttore arriveranno sicuramente dai giudizi e dall'accoglienza del pubblico nelle sale. Bella locandina, brutto titolo.
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Weird Tales 2
Film a episodi nel complesso forse non riuscitissimo nel suo intento in quanto gli episodi non sembrano riuscire a formare un film in una qualche maniera "continuatico" ma rimangono a mio avviso completamente indipendenti e slegati.
A parte questo se li prendiamo singolarmente c'è del buono.
UNA CHIAMATA DA LONTANO
Deboluccio ma gagliardamente sostenuto da una sempre brava ed onesta lavoratrice come Angela Lansbury.
I FIGLI DI NOE'
Buono, è quello che lascia il ricordo migliore. Bravo James Belushi e ben strutturata la storia.
L'UOMO DEI GIORNI DI FESTA
Poteva essere il più interessante ma lo svolgimento non è stato sufficente ed alla fine risulta una grande occasione mancata, peccato.
LA PREDA
L'episodio che sul momento mi ha preso di più per l'energia espressa ma che poi non lascia molto. Classica storia con bambola maledetta; bello da vedere ma, soprattutto rispetto agli altri episodi, alla resa dei conti sterile e fine a sé stesso.
Ottima confezione da parte di un sempre bravo Word che dopo le fatiche de Il Popolo dell'Autunno si diverte a sfornare questo Weird Tales 2 dove traspare il divertimento del produttore a giocherellare con questo tipo di pellicole, piacevolissime per una serata scacciapensieri ma facilmente dimenticabili. Locandina che non tiene conto di una delle più importanti leggi di marketing che sconsiglia l'uso dell'occhio in quanto pare sia una cosa che disturba il compratore e non attira i clienti (cmq se il disturbo era voluto, la scelta per quanto riguarda il primo punto è azzeccata :) ). Se non si fosse capito a me non è piaciuta molto :) .
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Woody Hugly
A presto il commento...
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Yerba del Diablo
A presto il commento...
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Yerba del Diablo: Istruzioni per l'uso
Impossibile giudicare visivamente questa pellicola. Studiata probabilmente per supportare Yerba del Diablo ben si sarebbe inserita come suo prologo ma vista così rimane un po' sospesa nel nulla. Un ottimo documento che ora si presenta fine a sé stesso e nulla di più. Locandina anch'essa dipendente dal genitore Yerba del Diablo.
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Young Fears
La Sandrino Corporation esordisce a Cinematik con un horror stile B-movie, acerbo ed ingenuo, chiaramente destinato ad un pubblico adolescenziale. Una classica storia ristretta ad un gruppo di amici e stracolma di citazioni per cinefili che sarebbe stata rivalutata da un finale azzeccato se solo.....fosse coinciso con il film! Purtroppo il "colpo di scena finale" non ha corrispondenza con quanto descritto in precedenza e, se anche si volesse soprassedere sull'ingenuità dell'opera, questo errore è imperdonabile da parte di chi ama l'horror. Mantenendo la stessa grinta e prestando maggiore attenzione allo sceneggiatore (o al montatore?) si potrà centrare il bersaglio. Peccato.

                   

Cliccando sul titolo si dovrebbe avere la possibilità di vedere il film (se il produttore non ha cambiato location), altri dati sono disponibili sul


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