Gli articoli che, nel bene e nel male, parlano del nostro lavoro.
(24/02/01 - dal sito Cristian Production)
Difficile giudicare un film così: strano, corto (?), amaro...ma originale. La prima impressione a film terminato non è buona: solamente due attori sullo schermo che non brillano per bravura, e che si scambiano "pensieri", e due o tre parole al massimo chissà per quanto tempo (difficile immaginare che lo facciano per almeno un'ora e mezza). Ma qualcosa di buono c'è: La sceneggiatura, o meglio, i "pensieri", sono descritti perfettamente...verrebbe da dire che come film non è un
granché, ma se fosse stato un libro...un capolavoro. Lo spettatore comincia un po' ad annoiarsi vedendo sullo schermo solo due attori protagonisti che non parlano per un bel pezzo. Però, le immagini ci sono...segno della bravura dell'ormai noto (in Cinematik, ovvio!) regista Maurizio Giannini: la sua destrezza con la telecamera fa invidia a molti registi, complimenti davvero. Per concludere, come già detto, è veramente difficile giudicare un film così...sarebbe un 8 alla sceneggiatura, e un 4 agli attori e al film in generale...e il risultato alla fine è quasi sufficiente. Ancora una prova coraggiosa e originale della Magia Production.
Voto: 5,5
(28/02/01 - Mister Hyde su Asa Nisi Masa)
Allora la “vaca loca” ha un cuore… Inaspettata opera seconda
del regista del più demenziale ed improbabile film degli ultimi anni (Livin’la
vaca loca) questo Lacrime nella pioggia, liberamente ispirato ad un racconto
dello scrittore giapponese Yukio Mishima, è un lavoro del tutto particolare.
“Piccolo” film (a partire dalla esigua durata) con tre interpreti: Lui, Lei
e soprattutto la pioggia, elemento atmosferico che assurge a vero e proprio
personaggio permeando la pellicola di un’atmosfera autunnale malinconica e
decadente, col suo incessante scrosciare e battere su ombrelli e marciapiedi,
vera colonna sonora dell’intero film. Dunque film d’atmosfera, innanzitutto,
decisamente estraneo a qualunque legge di mercato, dove per una volta quello che
conta non sono la trama, i colpi di scena, i personaggi, le battute, ma le
immagini e lo sforzo di creare qualcosa che si avvicini più alla poesia che al
cinema. Purtroppo questo è anche il limite del film, questa voglia di dire in
ogni inquadratura qualcosa di poetico e profondo alla fin fine nuoce alla
fruizione dei dialoghi – o meglio dei monologhi – che appaiono un po’
forzati e decisamente poco realistici. Un errore in cui è facile incappare è
pensare ad un film come ad un romanzo, mentre invece sono due linguaggi
decisamente diversi: la frase che in un romanzo è bellissima e perfetta,
trasportata pari pari sul grande schermo appare artificiosa, finta, innaturale.
E non basta lo sforzo interpretativo di Maurizio Giannini - in pratica unico
personaggio dotato di battute, essendo Catherine Keener (Essere John Malkovich)
poco più di una muta presenza fatta di sguardi e lacrime – a dare credibilità
e “vita” a frasi e pensieri dall’aspetto troppo letterario. Ed è un
peccato perché i sentimenti, le emozioni, i turbamenti, le contraddizioni di
cui si parla nel film sono reali, le cose che prova il protagonista le ha
provate chiunque si sia almeno una volta innamorato e non abbia un cuore di
pietra. Forse avrebbero richiesto un maggiore lavoro di limatura per lasciare
solo l’essenziale, il nocciolo, e forse avrebbero meritato un regista più
avvezzo a simili microdrammi del cuore. Probabilmente un Nagisa Oshima (neanche
a farlo apposta un giapponese!) o un Rhoemer ne avrebbero fatto un piccolo
capolavoro.
(28/02/01 Cesare sul sito Cadillac Ranch)
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